lunedì 22 dicembre 2014

10 auguri di Buon Natale


  1. Ti auguro sorrisi ogni giorno
  2. Ti auguro leggerezzacapriole e coccole e tante carezze
  3. Ti auguro scelte, a fare quelle giuste sarà il tuo cuore
  4. Ti auguro persone che ti amano con tutti i tuoi difetti
  5. Ti auguro persone che ti amano soprattutto per i tuoi difetti
  6. Ti auguro vita, e una strada da percorrere
  7. Ti auguro silenzi che fanno ritrovare la strada
  8. Ti auguro traguardi che vuoi raggiungere
  9. Ti auguro amore, nel cuore e nell'anima
  10. Ti auguro il bene che hai fatto agli altri
[image credits: http://mrg.bz/Z5Guj3]

    lunedì 15 dicembre 2014

    I vizi, la tristezza e Fabio Volo

    Ma tu guarda le cose della vita. Guarda se devo ringraziare proprio uno come lui per questo post! :)
    Fabio è uno dei personaggi famosi che mi sta più simpatico: lo ascolto ogni mattina e non riesco a non sorridere alle sue battute, sento la sua voce nel mio cartone preferito e non riesco a non immaginarlo, buffissimo, mentre doppia Po.
    Però non chiedetemi di leggere i suoi libri. Non voglio nemmeno provarci. Temo la caduta. E magari mi sbaglio ma preferisco così.

    Stamani però Fabio mi ha fatto scoprire una cosa così importante che non posso non parlarne qui: i vizi capitali stanno in qualche modo alla base di questo diario strampalato, nato in una perduta stanza della facoltà di architettura di Firenze, mentre attendevo il mio turno al ricevimento di Composizione Architettonica I. 
    E lui stamani mi tira fuori questa storia dei vizi capitali e dell'ottavo vizio, di cui non ricordavo sapevo l'esistenza...
    L'elenco dei vizi fu quindi analizzato dal primo Cristianesimo ad opera dei primi monaci, tra cui Evagrio Pontico e Cassiano. A Evagrio si deve la prima classificazione dei vizi capitali, e dei mezzi per combatterli. In particolare, egli individuò otto "spiriti o pensieri malvagi" (logismoi): gola, lussuria, avarizia, ira, tristezza, accidia, vanagloria e superbia. La Tristezza appare come vizio a sé, successivamente accorpata come già effetto di Accidia o di Invidia, stessa cosa accadde per la Vanagloria, accorpata successivamente nell'unico vizio della Superbia. Gli altri vizi sono gli stessi giunti a noi (Ira, Lussuria, Avarizia, Gola), mentre l'Invidia venne aggiunta successivamente. [fonte: Wikipedia]
    Un altro segno, un altro sassolino...
    Ma da oggi dobbiamo essere allegri! Bando alla tristezza, che ha già troppo riempito le ultime pagine di questo diario:
    bandita dal CircoloVizioso, per sempre!

    Vabbè che ilCircoloVizioso si impegna ogni giorno, costantemente, a mettere in pratica i suoi vizi, vabbè che dobbiamo mantenere le promesse, vabbè che vabbè ma questo vizio, proprio, che bene e giustamente si sistema tra i vizi capitali, è fra quelli che non riesco proprio a digerire.
    Ci sono troppe cose per cui gioire, ci sono troppe meraviglie che meritano di essere ammirate e fatte presenti al mondo intero, c'è un mondo intero là fuori e io non voglio perdermelo!
    Lo so, ora qualcuno penserà alle cose belle e in apparenza futili, scritte sotto il periodo natalizio e lo Scrooge che è in ognuno di noi suggerirà di abbandonare la lettura, per le cose vaghe e scontate di cui sto scrivendo. Però pensateci, almeno per un attimo. Pensate alla vostra vita e fatevi un film con tutti gli scatti più emozionanti, quelli più felici, quelli che vi hanno fatto sentire fieri e pieni di gioia. Avete anche voi mille motivi per mettere l'allegria al centro della vostra Vita!
    Regola numero quattro: Siate allegri!

    martedì 9 dicembre 2014

    Il mio non-progetto per la felicità. Ancora riflessioni e una raccolta di sassolini.

    Scegli i sassolini giusti per Te!
    La mia idea non è cambiata da allora e vorrei raccogliere e appuntare cose lungo questo mio cammino, perché ci sono segni che non vanno persi, sassolini che trovi lungo i tuoi passi e sembra che chiamino proprio te, che ti stiano dicendo: "Vedi? avevi ragione!" oppure no, oppure vogliono indicarti come dovresti aggiustare il tiro per raggiungere quel tuo non progetto. Perché tu la felicità la desideri, altroché, mica vuoi impazzire.
    E tutto, allora, in questo tuo Non-Progetto, contribuisce a trovare la giusta via. Un po' come per Pollicino, quella volta che...

    Certo che sì. E ancora una volta non sono le cose materiali, la priorità: ci sono i sentimenti, le relazioni.
    Ognuno di noi ha tante cose da fare, nella vita. Devi decidere quali sono per te le più importanti.
    Quanto siamo disposti ad investire nel miglioramento delle nostre relazioni? Cos'è più importante per noi, il pezzo di carta o il rapporto con qualcuno che ci sta a cuore? O magari il riuscire a sbloccare quella rabbia che non ci permette di essere felici?
    Quindi sì, è importante stabilire una serie di priorità, in questo Non-Progetto per la Felicità. E poi seguirle, queste priorità, non lasciarle morire per strada. Scegliere i sassolini giusti per noi.
    Io sono quella delle cose ferme alla fermata del tempo che non ho ma ora è proprio arrivato il momento di chiudere alcune delle questioni ancora aperte, dopo tanto tempo. Durante questo viaggio sto raccogliendo i miei sassolini e sto scrivendo nero su bianco delle regole, le mie regole, i miei sassolini: le voglio scrivere perché scrivere è il modo migliore per ricordare. 
    Regola numero uno: Aspettare inermi non è una soluzione.
    Regola numero due: Meno oggetti Più affetti.
    Regola numero tre: Concludere.

    Scrivere è il modo migliore per ricordare. E raccogliere sassolini aiuta a non perdere la strada.

    martedì 18 novembre 2014

    I 50 GIOCATTOLI CHE I BAMBINI VORREBBERO DAVVERO TROVARE SOTTO L'ALBERO

    Mattina, troppo presto. Preparo la macchinetta del caffè con tanto amore e non accendo il gas. I sogni ancora non mollano, vorrebbero rimanessi lì con loro ancora un po', in quel cantuccio tra il letto e l'infinito. Silenzio in casa, solo una radiosveglia che accenna ad accendersi ma una grande mano la blocca prima che sia troppo tardi. Chiudo gli occhi e apro le finestre, il sole, finalmente.
    Il caffè, mi son scordata il caffè. Accendo. Arriva il suo profumo dopo un attimo abbastanza lungo. Apro la posta (elettronica).
    Questa scritta in caratteri urlati campeggia sulle altre. Giornata strana, di un sole che sembra illuminare da nord, giornata impossibilmente reale. Eppure tutto scorre come sempre, le mail arrivano, la radio canta, whatsapp funziona.
    Rileggo il titolo urlato e abbasso gli occhi. Ripeto mentalmente l'ultimo post della mia amica, che ho imparato a memoria. Possibile che davvero sia tutto qui? Possibile che tutto sia ridotto al niente? Possibile che i bambini abbiano bisogno solo di questo? Possibile che gli adulti corrano all'impazzata verso il nulla?
    Mi scappa di correre vigliaccamente a nascondermi nella mia casetta, dove quasi tutto, nonostante tutto, funziona ancora come credo debba essere: dove gli adulti giocano a shangai con i piccoli, progettano di costruire giochi in scatola per il calendario dell'avvento, credono che in fondo siamo tutti più buoni di quel che crediamo. Dove i bambini chiedono a Babbo Natale DUE REGALI SOLI 
    e però ne voglio fare anch'io uno a lui, poverino.
    Torno col pensiero al Non-Progetto di felicità che ho iniziato a tracciare: io ci credo davvero in quello che ho scritto, credo davvero che "la Vita si muove, cambia, non deve mai rimanere statica e uguale a se stessa". 
    Cosa faccio oggi per il mio Non-Progetto? Qual è la regola numero due?
    La fantasia. L'immaginazione. Le foglie che cadono dall'albero e volano via, lontane e altissime, facendo cento acrobazie, partendo per mille viaggi fantastici, trovando milioni di punti di vista diversi l'uno dall'altro.
    Ma non è ancora finita: un sacco di posta mi aspetta, ancora. Tutto poco interessante, titoli urlati ai quattro venti, voci che urlano sempre più forte per garantirsi di essere ascoltate. Io che controcorrente abbasso la mia voce sempre di più.

    C'è l'ultima cartella da guardare. La parola del giorno [Capitolare]. Leggo ma non l'accetto. Non accetto di capitolare oggi, non con questo sole che torna.

    La grande mi aspetta al varco, col suo sorriso spettinato
    Mamma, ci ho pensato e so cosa regalare a Babbo Natale!
    Il piccolo arriva di soppiatto con la bambola della sorella
    Mamma, pecché dice solo "mamma"? Io sono papà! Io non la voglio più!
    Ripasso mentalmente l'ultimo libro letto, che aspetta solo di essere raccontato, e ricordo di quanto mi son resa conto di quella verità che non vogliamo guardare negli occhi quando ho letto delle infime capacità circonventive della pubblicità, di come tutto, soprattutto le immagini, siano studiate per farci capitolare. 
    Noi grandi, dico.
    Che capitoliamo davanti a queste parole urlate. Che non sappiamo come riempire vuoti che potrebbero star benissimo vuoti e piazziamo là coseoggettibastachestaibuonoeseifelicediaverecose.

    Sai cosa?
    Regola numero due: Meno oggetti Più affetti.

    giovedì 13 novembre 2014

    Scusi, sa indicarmi la strada?

    morguefile 
    Ieri sera avevo in mente mille parole per scrivere questo post. Le ho dettate alla mia segretaria interiore, le ho lette e corrette, sistemate con quella voglia di precisione millimetrica che mi sta inseguendo ultimamente (ma tanto non mi prende). Ho dato il mio consenso alla pubblicazione. Poi ho dormito e tutte quelle parole sono scomparse, puff.
    Prima di dormire leggiamo sempre, noi tre. A volte anche tutti e quattro. Stretti stretti nel letto di sotto, che è poco più largo, io nel mezzo, la Piccola Meraviglia da un lato e il Piccolo Che dall'altro. Ieri sera era la volta di un libro sui totem indiani e sugli animali guida, fatto proprio per i bambini. Lui che chiedeva ad ogni istante di pausa "e il lupo? cosa fa? e l'aquila?", lei che si scocciava perché faticava a mettere insieme tutte le lettere di quelle parole, con gli occhi già mezzi abbottonati dalla stanchezza e lui che ancora la distraeva. In quasi due mesi di scuola ha imparato a leggere quasi perfettamente, per l'occasione ha voluto anche comprarsi il suo primo giornalino di fumetti, e io la ascoltavo e pensavo a quanto sono fiera di lei. E di lui, che la imita in ogni sua mossa e che grazie a lei conosce già cose che non dovrebbe ancora sapere.
    Ci sono giorni in cui mi prende l'angoscia del domani e stento a trovare la giusta direzione, ma per la maggior parte del tempo sto imparando a viaggiare leggera, con la testa ad un solo obiettivo: liberarmi dai fardelli, liberarmi dal rumore.
    Ci si riesce, è possibile. E quando la sera ti sistemi tra quei due, in quel letto stretto stretto,  in tutto quel rumore che fanno, passa tutto quanto. E vedi la giusta strada.

    giovedì 6 novembre 2014

    Il mio non-progetto per la felicità.

    Mondo

    Leggevo su minimo, che come sempre è fonte di belle e profonde riflessioni, di questa cosa del Progetto Per Essere Felici: una di quelle riflessioni che non ho mai fatto, una di quelle domande che non mi sono mai posta. 
    io cosa faccio concretamente per essere felice?
    Ma poi, alla fine: è davvero necessario fare materialmente qualcosa, per essere felici? 
    Leggo, nel frattempo, un libretto che non so come sia finito tra le mie mani (e anche qui le assonanze con minimo ci sono: la serendipity è forte anche al CircoloVizioso!) che dice che la felicità sta nel non essere, nel non cercare:
    "[...] non c'è nulla da ottenere e nulla da aggiustare. [...] Solo quando comprendiamo che 'non c'è niente da guadagnare', siamo in grado di venerare ogni cosa, ogni persona, ogni momento come fine in se stesso, non come un mezzo in funzione di un qualche scopo personale."
    [Lo zen non serve a niente! Barry Magid]
    A lei ho risposto che "è un po’ come quel discorso del viaggiare per andare in vacanza: c’è chi non vede l’ora di arrivare a destinazione, per sentirsi davvero in vacanza, e chi invece c’è già appena inizia il viaggio"; continuo questo percorso alla ricerca del non cercare, sulla via dello zen. E intanto scrivo punti  su punti del mio Non-Progetto Per La Felicità.

    Ricomincio
    tutto
    da capo.

    Imparo sulla mia pelle questa importante lezione di vita: la Vita si muove, cambia, non deve mai rimanere statica e uguale a se stessa. Pena la morte. Accetto.
    Mi si apre un mondo di ottimismo, di libertà, di sorrisi e anche di rinuncia, ma vivo come non mai. Nonna lasciava la responsabilità di tutto alla sua amata Provvidenza, confidava e si affidava a lei, ma sapeva benissimo che dietro a quella Provvidenza c'era il suo fare quotidiano, mai fermo, mai immobile, anche quando stava seduta a pensare.

    Quinta elementare, tanti anni fa. Volli fortissimamente volli frequentare un corso sperimentale di inglese, a quei tempi mica esisteva nelle scuole. Come fosse ora, quella frase a fine corso rimbomba nella mia testa:
    You mustn't sit and wait, you must stand up and make things happen.
    Regola numero uno: Aspettare inermi non è una soluzione.

    giovedì 30 ottobre 2014

    Ri-trovarsi

    ph. credits: Morguefile.com

    Ultimamente scrivo post altalenanti tra la piena soddisfazione di una bella giornata trascorsa con chi amo e lo sconforto di quando prendi coscienza di un qualcosa che hai sempre evitato di affrontare.
    Succede e succederà ancora, la vita è fatta anche di questo: alti e bassi che ti insegnano dove stia l'equilibrio.
    Quello che però scopro, anzi ri-scopro, ancora e ancora e ancora, è la gioia delle piccole cose, quelle che all'apparenza sono insignificanti e invece quando ti soffermi a pensarci  impari una gran lezione di vita:
    sono le piccole gioie, i piccoli pensieri positivi, la vera forza che fa girare tutto quanto! L'albero che costruisci sulla porta con i tuoi bambini, il sorriso di uno sconosciuto che incontri ogni mattina - ognuno di voi col suo percorso ogni-giorno-uguale-a-se-stesso, la voce di un'Amica che ti sorprende perché non avevi mai sentito prima.
    Ancora una volta comprendo quanto sia davvero possibile trovare Amicizie reali mediante la rete. Che virtuale lo è solo in parte.

    Anche grazie a loro oggi mi ri-trovo, in un periodo che - diciamolo - per tutti quanti è un bel po' mesto.
    Per tutte queste piccole gioie, oggi c'è un grazie. 

    Perché sì, hanno nominato anche me in quel giochino che gira su FB sulle 3 cose belle per 5 giorni e io - visto che già ogni giorno trovo cose belle per cui ringraziare - mi sono presa l'impegno di mantenere la promessa. Ma di rielaborarla a modo mio (che ancora non so semplificarmi la vita, io...)
    E allora dico grazie a quelle persone che mi hanno aiutato a ri-trovarmi. Non tutte hanno un blog, non tutte sono sul web, alcune di loro non posso nominarle per motivi che non vi dirò. Qui ce ne sono solo alcune tra le più importanti, in ordine più o meno casuale. Oggi dico GRAZIE a loro!

    Vi ricordate di MenoStressPiùFarfalleConviviamo sotto lo stesso tetto, io e quel voluminoso raccoglitore di bei momenti, di bei pensieri, di piccole gioie, di cose leggère. La prima volta che ho sentito letto quelle parole ero da Lizzy e questo è quello che mi inventai di getto, subito dopo: da quel momento è stato tutto un rincorrersi di pensieri positivi, di disegnini, di schizzi, di pezzetti di immagini raccolti e appiccicati e conservati per uno scopo ben preciso, quello di costruire ogni giorno, ogni settimana, pensieri felici e leggeri. Ora Lizzy sta qui e lei è una di quelle piccole gioie.

    Poi c'è Gabri.
    Che è uno dei miei pensieri positivi quotidiani. Parliamo ci scriviamo quasi ogni giorno, abbiamo anche rischiato di vederci, finalmente, quest'estate. Discutiamo di libri, bambini, ricette di cucina nascoste dentro ai libri. Di vita. Ma non avevo ancora, mai, sentito la sua voce.

    E ci sono le donne di Zebuk. Potrei non dire grazie a loro?

    E poi c'è una persona che ha capito quanto avessi bisogno di lei e mi ha proposto quello che io non avevo il coraggio di chiederle. 
    Ha già fatto un piccolo miracolo e forse nemmeno lo sa.

    venerdì 24 ottobre 2014

    Eppure.

    morguefile.com
    Eppure so che si può uscire fuori da una situazione all'apparenza molto complicata.
    So che l'erba nasce anche nei posti più impensati, nonostante tu faccia di tutto per non permetterglielo e che esistono cose all'apparenza impossibili che alla fine si realizzano.
    Perché dovrebbe essere diverso per le persone?
    Perché per noi umani dovrebbe essere impossibile uscire da quei tunnel che ti bloccano la vita?
    Una persona che non conoscevo ha appena ceduto.
    Ha mollato, ha abbandonato la sua vita e le persone che le stavano intorno, perché non riusciva più a venirne fuori. Uno di quegli atti che vengono interpretati in tanti modi diversi, chi dice che è un gesto egoista, chi lo capisce e arriva anche a comprenderlo e pensare che magari può succedere anche a lui, a me, a te. Ci pensiamo tutti, prima o poi, a questa cosa, ne siamo tutti coinvolti, in un modo o nell'altro. 
    Il fatto è che - oltre ogni definizione e giudizio - questa persona ha mollato. E ci deve volere un gran coraggio per farlo.
    Io sono quella sempre ottimista, quella che vede il bello dappertutto, che riesce sempre a dire "dai, troviamo una soluzione", ma quello che è successo mi ha fatto porre un bel po' di domande: come reagirei di fronte ad una situazione di stallo? cosa avrei il coraggio di fare?

    Non posso rispondere.
    Voglio solo trovare una soluzione.

    lunedì 13 ottobre 2014

    #FACCEdaBA: Storia di una splendida giornata (in arancione)



    [post sponsorizzato]
    Sapete cosa sono le Bandiere Arancioni?
    Sono i marchi di qualità turistico ambientale assegnati dal Touring Club Italiano ai piccoli paesi dell'entroterra che si distinguono per l'offerta di eccellenza e l'accoglienza di qualità.
    Il CircoloVizioso al gran completo ha partecipato ad un evento organizzato in uno dei luoghi che più ama, il piccolo borgo di Collodi (PT), patria di Pinocchio.
    Ma a Collodi non c'è solo Pinocchio, c'è tanta storia, tanta tradizione, tanta cultura. Una villa seicentesca meravigliosa, la Villa Garzoni, che ha uno dei giardini all'italiana più belli, un borgo antico, abbarbicato sulla collina.
    Fino alla sera prima sembrava impossibile poter andare: lampi, tuoni, fulmini e saette, una nottata di temporale da paura. Ma la mattina il cielo si è aperto e ha dato vita ad una giornata meravigliosa, calda di sole e pulita, perfetta per quello che ci stava aspettando.

    La Butterfly House
    Il programma era ricco e abbastanza vario, fortunatamente, e abbiamo potuto scegliere di visitare luoghi che ancora non avevamo visto - chissà come mai, abbiamo dato sempre la precedenza al Parco di Pinocchio... :)
    il laboratorio di pittura
    Le gentilissime signore del punto informativo ci hanno accolto, accompagnandoci subito al primo appuntamento: i laboratori di pittura "Pinocchio e la farfalla", dedicati ai bambini. La grande si è dedicata a dipingere la sua personale farfalla di gesso mentre il piccolo ha colorato disegni, pasticciato con i pennelli e divertito a scoprire le tantissime creazioni che hanno dato vita ad un muro di ali colorate:

    Abbiamo quindi visitato la meravigliosa Butterfly House, dove eravamo già stati tempo fa: stavolta però ad aspettarci c'era la farfalla cobra, nata la mattina stessa e incredibilmente grande e maestosa: la foto non rende le sue dimensioni ma fidatevi, era almeno 20 cm di meraviglia!
    Bozzoli e Farfalla Cobra
    Ancora incantati dai miracoli che la natura sa regalare, abbiamo passato un po' di tempo godendoci il sole e la bellezza dello Storico Giardino Garzoni, soprattutto delle sue vasche con pesci, anatre ed un elegantissimo cigno nero:

    "Mamma, ma quel cigno si è messo il vestito da sera?"
    :)
    Il programma ufficiale prevedeva a questo punto la visita guidata al Parco di Pinocchio - che noi però conosciamo talmente bene che... :)
     
    Ci siamo allora regalati un po' di riposo e di fresco all'ombra del gigantesco Pinocchio di legno, il più grande Pinocchio del mondo, alto 16 metri e installato nel 2009 in un'area verde lì vicina: abbiamo anche fatto amicizia con altri bambini ed il loro papà, raccontato quello che avevamo visto e giocato con un cavallo e due asinelli - nonché dato da mangiare ad un grosso cagnone che sembrava proprio Melampo, a dirla tutta... (dai che ve lo ricordate, su...)

    L'ingresso alla mostra del giocattolo
    La giornata non è ancora finita, però: ci aspetta la sorpresa più bella e nostalgica, un tuffo nella nostra infanzia (e anche più indietro!) con la Mostra del giocattolo e della vita contadina. Devo per caso dirvi chi si è divertito di più tra tutti quei giocattoli? i bambini che guardavano sorpresi i giochi di mamma, papà e dei nonni, o noi grandi, che abbiamo ritrovato i vecchi Cicciobello, i mitici chiodini, i meccano, i castelli coi soldatini, il carretto, i corredini delle bambole, le macchinine a pedali e le vecchie cartelle della scuola? :)


     

    Tantissimi complimenti e mille grazie alla signora che ci ha fatto da guida e che nel tempo ha raccolto tutti quei tesori preziosi...
    La visita è terminata con una fetta di torta di mele ma non ho fatto in tempo a fotografarla... ehm... ;)

    Che dire? Un'esperienza da rifare. L'anno prossimo programmeremo altre visite e chissà quante bellezze scopriremo in questa nostra Italia nascosta...

    giovedì 2 ottobre 2014

    Parlando di crepe

    Wikipedia, Kintsugi
    Ci sono cose che hai sempre sentito in fondo al cuore e non sapevi come esprimere. Hai sempre raccolto i cocci, cercando di riattaccarli alla meglio, cercando di non far vedere cosa fosse successo. Per paura delle conseguenze, per paura che qualcuno potesse chiederti i danni, per paura che le cose non potessero essere più come prima.

    Poi un giorno hai scoperto questo: c'è chi ripara in modo evidente le rotture, aggiungendoci materiali preziosi e pensando che
    "quando qualcosa ha subito una ferita e ha una storia, diventa più bello."
    Un po' come la Magnani e le sue rughe, ricordate?

    Ora tutto acquista un altro significato. Ora ogni oggetto, ogni persona la rivedi con tutte le sue crepe. Alcune sono così evidenti e non capisci come mai non te ne sei mai accorta prima. Ora vorresti quasi mettere a nudo ogni cosa. Soprattutto te stessa.

    (probabilmente diventerà la mia ennesima passione, questa...)

    mercoledì 1 ottobre 2014

    Di gufi, orizzonti e libertà. Ottobre.

    Vi ricordate di quella volta dei Nodi che vengono al pettine? Mi ero imposta un tema che doveva andare a cercare tutte quelle cose non concluse, tutte le promesse non mantenute, tutte quelle che erano state almeno in parte insabbiate, vuoi perché non sapevo come affrontarle, vuoi perché erano noiose...
    Nei giorni passati ho affrontato (finalmente!) uno dei miei scheletri nell'armadio: la mania dell'accumulo. E ho fatto un raid di quelli violenti contro tutto quello che con varie scuse avevo messo da parte (dal "prima o poi mi può servire" al "questo lo tengo perché quando ho tempo voglio fare...").
    Ci sono libri che parlano di come affrontare questa malattia (perché è una malattia, lo sapete?), di quali siano i motivi e di come curarla. Ora, non che io sia ai livelli delle foto che si vedono nel link che vi ho messo, però, sai com'è: meglio prevenire che curare. Alcuni di quei libri li ho letti e ho iniziato ad utilizzare le tecniche che spiegano, un giorno ne parlerò, magari su Zebuk.
    Ma il casino accumulato non voleva essere il tema di questo post.


    Di gufi, orizzonti e libertà. Ottobre.
    [grazie a My Owl Barn per la pagina di calendario]

    Ecco di cosa volevo parlare.
    Di Libertà. Di Nuovi Orizzonti. Della saggezza del gufo.
    Le pagine della mia agenda non le ho più pubblicate, mea culpa, sto perdendo pezzi da ogni parte e la mia disorganizzazione è pressoché totale, in questo periodo. 
    Però #lamiaagenda2014 è andata avanti, ogni mese, e si è riempita di Vita.
    Ottobre l'ho dedicato a questo. 
    E il discorso dei nodi che vengono al pettine non è poi così fuori tema, alla fine, dato che molti di quei nodi stanno davvero arrivando ad una necessaria e urgente soluzione...

    Ci sarà molta più libertà, nella mia vita, tra qualche mese. Dovrò obbligatoriamente osservare nuovi orizzonti. Dovrò chiedere aiuto alla saggezza del gufo, alla sua capacità di vedere nel buio.

    Fate che la vostra vita sia spettacolare...
    Ci proverò. Fatelo anche voi.

    lunedì 28 luglio 2014

    #miregalolentezza 02. A piedi


    Abito sulla Via Francigena.
    Ci abito da poco più di dieci anni e quasi non me ne sarei accorta, se non fosse stato per quel riprodursi di pellegrini che ogni giorno, quasi, estate o inverno che sia, passa davanti al mio cancello, cappello in testa, bastone in mano, conchiglia legata allo zaino sulle spalle.

    Li guardo passare, soli, a volte in piccoli gruppi. 


    Ogni volta, ogni volta, mi fermo per un istante a desiderare di essere lì con loro,
    di essere loro

    Quel cammino, quel viaggio - che è un viaggio dentro se stessi - mi sta aspettando e so che un giorno lo affronterò, probabilmente sola, al massimo in due.
    Un tempo di silenzio, di lentezza, di ascolto, quello passato in cammino. Quello che mi servirebbe ora, per ritrovare quello che credo di aver perso. Guardo fuori e ancora un uomo, visiera bassa sugli occhi, il sole davanti a sé. Camminare, camminare a piedi, senza fretta. Osservando e ascoltando.
    Camminare. L'ho sempre fatto con grande piacere, anche quando il freddo pungeva forte e la strada per la facoltà sembrava allungarsi, tra la pioggia e il caos della città. Guardare, respirare, sentire suoni e rumori.
    Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettava la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: "seguitemi, vi farò pescatori di uomini". Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono.
    Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedeo, loro padre, riassettavano le reti. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.
    Matteo 4, 18
    Poi arriva il nuovo vicino e annuncia che quest'estate farà in solitaria il Cammino di Santiago
    E allora ditelo.

    Magari è la volta buona che prendo la decisione.
    A piedi, da sola, con tutto il tempo per pensare, equilibrare, incastrare, far tornare i conti, trovare le parole giuste per chiudere certi capitoli. Con lentezza e forza.

    Photo credits: Morguefile.com

    giovedì 24 luglio 2014

    A pancia in giù

    Ho fatto qualche ricerca, la chiamano anche Caduta Libera.
    Come quando fai un salto nel vuoto, senza paracadute e senza alcuna protezione. E non sai cosa aspettarti.
    Ci pensavo ieri sera mentre cercavo di dormire (e ancora una volta non ci riuscivo): quanto possiamo capire anche da come ci sistemiamo al momento di donarci a Morfeo! E mentre pensavo a questo, affermavo a me stessa, con gran sicumera, che il fatto che da qualche sera a questa parte riesca a dormire solo in questa posizione significa che sono serena e tranquilla e non ho paura di voltare le spalle a chi eventualmente possa entrare nella stanza dove mi trovo.

    Serena, sì. Libera.
    Con idee nuove in testa, entusiasmo, fantasia e un friccicorino che di continuo solletica la mente.
    Fuori il sole, che ami, il caldo. I piccoli in buone mani e tu indaffarata, con la piacevole sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto. Profumo di caffè nell'aria e un buon libro che ti aspetta sul comodino. Uno anche in auto, sempre a disposizione. E uno in borsa che non si sa mai.
    Aperta alle discussioni, sempre pronta ad ascoltare consigli e critiche, dopotutto la comunicazione mi è sempre piaciuta, mi ha sempre affascinato, in tutte le sue possibili forme. E ricordo quell'esame all'università, le foto di Toscani, il suo saper provocare la giusta reazione. Il prof che sorrideva alla foto dei cavalli, il malato terminale, il bianco e il nero, ovunque presenti, le croci bianche nel prato.
    Chiudo gli occhi e affondo il viso nel cuscino, troppo morbido per lui, perfettamente nuvoloso per me. 
    Serena. Mi metto a pancia in giù, annullo i pensieri e le preoccupazioni e mi affido al sonno. Libera. Lanciarsi col paracadute, volare, affidarsi al vuoto.

    Invece.
    Posizione Caduta libera:"Tipica di persone socievoli che nascondono un certo nervosismo sotto l’apparente tranquillità. Non amano essere criticate e trovarsi in situazioni estreme."
    Ma non mi riconosco.

    venerdì 11 luglio 2014

    Ah, questo mio blog!

    Ah, questo mio blog abbandonato!
    Giungerà il tempo del ritorno, lo so, ma per ora preferisco lasciarlo così, in sospeso, in meditazione. In silenzio.
    Ho qualche idea, ci sto lavorando, ma il tempo di metter tutto nero su bianco non lo trovo, forse perché ancora devo maturare qualcosa.
    Di fatto, ogni silenzio consiste nella rete di rumori minuti che l'avvolge: il silenzio dell'isola si staccava da quello del calmo mare circostante perché era percorso da fruscii vegetali, da versi d'uccelli o da un improvviso frullo d'ali. (Italo Calvino, L'avventura di un poeta - I racconti, Einaudi, 1959)
    Forse perché ancora devo ascoltare tutto questo silenzio.

    giovedì 1 maggio 2014

    Il ritorno ai vizi: a maggio mi regalo LENTEZZA

    fonte: morgueFile.com
    L'ozio è il padre dei vizi
    e su questo blog di ozio si è già parlato, in passato.
    Ultimamente le cose sono cambiate, però - se ne sarà accorto anche chi legge queste pagine: il tempo per l'ozio sembra scomparso ed è sempre più impossibile poter anche solo immaginare di avere tempo da perdere. L'arte di incastrare impegni, lavoro, scuola, casa e tutto il resto, amato giochino del TetrisForWomen, è sempre più complicata da praticare. A me poi non è mai riuscita alla perfezione: c'è sempre stato qualcosa che rimaneva indietro, che procrastinavo per necessità di vita.
    Ora intorno nascono e proliferano movimenti anti-procrastinazione, FlyLadyes, metodi per raggiungere il successo - in casa, al lavoro, nella vita - senza mai dover rimandare niente,  e io, bastiancontraria, aspiro sempre più alla pratica del non-fare, o del fare-con-lentezza.
    Che non è propriamente "ozio", anche se qualcuno può erroneamente scambiarlo per tale.

    Voglio imparare, capire, rendermi più evidente la differenza tra queste due visioni, tra il non-fare (piacevole e giusto anch'esso, a volte) e il fare-con-lentezza, assaporando le azioni, i movimenti, i respiri e gli effetti del mio fare. E leggo. E cerco, ricerco, annuso e guardo. Con lentezza, sempre.




    Non c'è cammino troppo lungo per chi cammina lentamente, senza sforzarsi; non c'è meta troppo alta per chi vi si prepara con la pazienza.
    Jean de La BruyèreI caratteri, 1688

    Siamo tutti costretti in un vortice negativo che ci sta strozzando sempre più, e il brutto è che spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto. Quando accompagno mia figlia in piscina guardo quelle persone disposte in ordinate file sui tapis roulant della palestra che corrono sudano e faticano e ogni volta mi chiedo: ma dov'è che stanno andando? E perché non corrono fuori di qui, con la bella giornata che è? Fuori ci sono campi in fiore, strade poco frequentate, sole, vento, aria fresca... Niente da dire sulla loro ferma volontà di tenersi in forma, tanto di cappello anzi, ma...
    Quello che sto affrontando è uno di quegli argomenti pieni di luoghi comuni, so che sto facendo chiacchiere da mercato e che non ci sono più le stagioni e così via ma provate anche voi a fermarvi un attimo e chiedetevi: dove sto andando così di corsa? quanti minuti di vita ho pienamente vissuto da quando mi sono svegliata stamattina? quando potrò vivere di nuovo la carezza di mia figlia? qual è la cosa che oggi mi sono fermata a gustare?
    polepole ha un significato, lo sapete, e io l'ho scelto come nick per un motivo, non certo a caso. 
    Ci sono stati Grandi che hanno parlato e scritto di lentezza, poi è arrivato anche Sepulveda, tra gli altri, a farmi ragionare sulla verità e sull'importanza di questo modo di vivere, con la sua lumachina Ribelle (pensandoci bene io e Tatti dovremmo chiedergli i diritti d'autore, ché siamo arrivate prima di lui a quell'immagine... magari diventeremmo ricche, chissà! :))
    La nostra Poluchina
    Sempre con lentezza faccio progetti in questo periodo di crisi: l'economia è messa male, le prospettive sembrano appiattirsi sempre più, il futuro si è ingrigito. Ma io faccio progetti e sogno anche, guarda un po', di realizzarli. 
    E oggi, primo giorno di Maggio, primo giorno dopo il mio quarantunesimo compleanno, ho deciso di farmi un regalo, grande e importante: 
    oggi mi regalo LENTEZZA.

    Momenti per me, libri sul tema, frasi da custodire, argomenti su cui meditare, passeggiate a piedi o in bicicletta invece che in auto, cose da fare osservando le azioni che metto in pratica e non - come spesso accade - senza nemmeno rendermi conto di quello che il mio braccio fa per me.
    La crisi insegna. O forse sono io che sto cercando di trovare il positivo in questo periodo nero nero nero che sembra non schiarire più.
    Vivere con lentezza, rallentare, fare un altro piccolo passo, lento e paziente, verso il downshifting, per un mese intero: dovrò fare qualche sforzo, forse, ma so che ne varrà la pena.
    Il prossimo 12 Maggio sarà l'8^ Giornata Mondiale della Lentezza:
    Rallentare, piccole azioni per grandi e duraturi cambiamenti per un modello di società più riflessivo e partecipe, che a partire da noi stessi combatta la tristezza, trovando tra le pieghe di una vita, a volte complicata, una gioia di vivere che certamente esiste in ciò che abbiamo. [fonte: www.vivereconlentezza.it]
    Io parteciperò così. Sarà un regalo per me, ma anche per chi vorrà partecipare e condividere e far girare la voce.

    E tanti auguri a me.

    L'iniziativa del CircoloVizioso la trovate anche sulla pagina FB de IlCircoloVizioso, seguendo l'hashtag #miregalolentezza

    martedì 8 aprile 2014

    Tempo di Cambia-Menti e Giochi di parole

    Meditavo.
    Lo faccio spesso, ultimamente, più di quanto avrei mai immaginato di saper fare. Sono tempi duri, si cerca di andare avanti rammendando gli strappi e applicando pezze là dove in un altro tempo, al di fuori dell'ora, avresti semplicemente buttato tutto via e ricomprato nuovo.
    Si conserva gelosamente tutto quanto può servire per affrontare giorni che potrebbero essere più buii di quanto non lo siano già e c'è un pessimismo diffuso ovunque: bronci di prima mattina, gente che vaga senza sorriso e senza meta, guardando il mondo dallo schermo del cellulare.

    Questa crisi sta insegnando tanto. Soprattutto a chi è per carattere aperto ai cambiamenti, soprattutto a chi ha la capacità e la volontà di imparare, sempre, e di far tesoro di ogni insegnamento. Io ad esempio sto imparando a non rimandare più i miei impegni, a sfruttare ogni idea per reinventarmi, e non parlo (solo) di occasioni di lavoro, badate bene. Invece  che "reinventarmi" avrei dovuto scrivere "mettermi in discussione", perché coglie più nel segno ma l'inesattezza la lascio lì, scritta nero su bianco: gli errori, anche piccoli, insegnano più delle opere perfette.

    Sto imparando a non buttare via. Le occasioni, soprattutto.

    Perché con gli oggetti ho imparato invece a fare il contrario: non li accumulo più, ho fatto decluttering e il vuoto che mi sono trovata intorno si è riempito come per magia di cose ancor più belle degli oggetti di cui mi circondavo; ne avevo già accennato e ora ve lo racconto con la calma che merita.
    Tempo fa ho partecipato ad un corso di scrittura creativa. Al nostro tutor - chiamiamolo semplicemente tutor anche se in realtà per definirlo dovremmo tirare in ballo la sua cultura grande così e l'Anima ancor di più - questa definizione, scrittura creativa, sembra non piacere più di tanto e forse ha ragione lui, ma per me è stata l'occasione di crearmi spazio, di crearmi idee nuove, di crearmi amicizie, di crearmi momenti. Quindi sì, parliamo di Scrittura Creativa.
    Non vi racconterò quello che ci siamo detti: i corsi di scrittura creativa saranno tutti uguali, più o meno, immagino. Non posso saperlo per certo, dato che è stata la mia prima volta ma di sicuro il programma non l'abbiamo seguito. Di sicuro le persone coinvolte hanno fatto la differenza. Di sicuro in tutti quelli che hanno partecipato c'era una fiamma che Fabrizio ha saputo accendere.

    "Tempo di Cambia-Menti", recita il titolo di questo post.

    E questo è quello che è stato per me: l'inizio di qualcosa di nuovo, la conferma di un'Amicizia - tra me e la parola scritta, tra me e la mia Amica Lucia -, il tempo per quel cambiamento che mi era necessario per procedere. 
    Nasce per questo Giochi di parole, per mettere in atto una parte di quel Cambiamento. Perché quando se ne sente forte il bisogno, quello è il momento giusto per farlo accadere, il nostro personale cambiamento!
    Piccoli esercizi creativi, personaggi. Storie, ambienti, situazioni. Sensazioni. Sentimenti.
    Cose che, nel tempo, erano rimaste addosso, appiccicate. Gioie e dolori di cui liberarsi per sentirsi più leggere, da condividere e da liberare per continuare il loro cammino con bagagli sempre meno pesanti. 
    Per viaggiare leggère.

    Questo quello che dovrete aspettarvi da Giochi di parole. Un viaggio leggero, tra le parole. Senza alcuna pretesa se non quella di giocare.
    E i Cambia-Menti al CircoloVizioso, sono ancora solo all'inizio...

    Seduti al bar del CircoloVizioso

    Seduti al bar del CircoloVizioso
    Ovvero: avete tempo per una birra? Il nostro bar è nato per conservare e ricordare i tanti "posticini del cuore" che ci hanno lasciato un'emozione. Per chi ha bisogno di trovare il suo, di posticino del cuore. Per evadere 10 minuti dalla routine quotidiana, per conoscere posti che magari non avete mai visto, per fermarsi a meditare su un'immagine, per bersi una birretta ghiacciata in compagnia degli amici... Tornate quando volete, il bar è sempre aperto!

    argomenti viziosi

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    Il Vizio di Leggere

    Il Vizio di Leggere
    Per non perdere il vizio, nonostante le mille cose da fare, per trovare il tempo da dedicare ad una buona lettura, per scoprire nuove emozioni e sensazioni, di quelle che solo un buon libro è capace di regalare a chi lo apre con passione e curiosità.

    Il vizio di riflettere

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