martedì 25 marzo 2014

Ho sognato Roma

Stanotte ho sognato Roma.
Roma La Bella, Roma dei Fori visti dall'alto, Roma che sempre si infila tra le pieghe dei miei ricordi. Un sogno vivo, fresco, un sogno sveglio. Camminavo per le strade così umane con una fiducia ferma. Ho lasciato la bici appoggiata alla serranda di un negozio chiuso, e non per la crisi. Umido sui sampietrini, ombre e luci che giocavano a rincorrersi, persone raggrumate in discussioni quotidiane, con i visi sereni e i sorrisi aperti. Oddio che sogno: correvo, a un certo punto, ma senza ansia, verso la stazione; il mio treno stava per arrivare ma io ero ancora molto lontana, nei dintorni di San Pietro. Ho camminato a passo svelto lungo il Tevere, ho sceso di corsa (o come su uno scivolo?) una scalinata che non ricordo nella realtà, un intarsio di sculture, visi, animali, vegetali. Ormai con i piedi a terra, mi sono accorta di un marmo rotto, il dito del piede di uno di quei personaggi. Non l'ho portato con me, mi è sembrato doveroso lasciarlo vicino al suo padrone.
Roma era fredda, non gelida, calata la sera. Ho incontrato un personaggio senza volto che mi ha accompagnato lungo la mia strada: parlavamo della gente, con tranquillità correndo. E sì che è un po' che non penso alla mia Roma, chissà perché è venuta a trovarmi nei sogni. E sì che è anche un bel po' di tempo che non c'è tempo di sognare nei miei sonni, tutti troppo contratti, tutti prossimi alla sveglia. Credete nei messaggi dei sogni, voi? Roma era placida, un respiro grande e sereno. Ecco, sì, c'era tanta serenità in questo sogno, forse è per questo che mi è sembrato così strano, forse è per questo che mi ha colpito tanto: Roma era serena.
Non traggo conclusioni, devono ancora maturare nel mio cuore e nella mia testa, e forse è meglio così: forse è meglio che Roma lavori dentro di me, che mi trasmetta quella serenità, che mi porti i ricordi felici di un tempo mai finito, una vita fa, quando tutto era diverso, quando avevo niente, nemmeno l'idea, di quello che sarei stata oggi, di quello che avrei avuto, oggi.
Ripenso al sogno, ancora, e mi accorgo che non tutti i miei sensi erano attivi: se di solito quando sogno ho ricordi di profumi, di consistenze, di sapori, di suoni, stavolta tutto puntava sulla vista. Immagini, una dopo l'altra, istantanee e piccoli video, luoghi importanti per me in quella Roma, mixati a posti che non ho mai visto e che nemmeno so se esistano davvero. Strade affiancate, separate da minimi boschetti, che da una parte costeggiano il fiume grigio e dall'altra si infilano tra case vecchie e stinte, tutte a un piano, basse e rammendate. Piazzette spazzate dal vento, a cavallo del fiume, assolate e vuote di gente. Scalinate senza inizio né fine, come in un quadro di Escher, lavorate da un barocco splendido, ricche, dedicate a pochi ma presenti nel quotidiano della gente. Incroci di strade ombrosi, tra i palazzi alti e le insegne, le serrande aperte e le luci accese: immagini vive, così vive che ancora mi sembra di toccare quel muro a cui mi ero appoggiata, chiacchierando con qualcuno. E poi un ricordo che nel sogno non c'era ma che torna nella mia mente ogni volta che pronuncio "Roma", anche solo col pensiero: l'EUR, le strade vuote, il freddo tagliente, la busta di plastica che vola in un mulinello, il cane, solo. E noi.*
Alla fine sto scrivendo per capire il significato di questo sogno strano, combattuta tra la curiosità di capire e la voglia di lasciar andare: non c'è un punto a cui voglio arrivare, non c'è una storia con un finale da raccontare. Solo immagini, in fila una dopo l'altra, flashback e collegamenti. Lascio la mente libera di collegare, di pensare, di viaggiare. Chissà che non sia questo il messaggio.
Riprendo i fili del sogno: mi ricordo di aver pensato ad amiche romane conosciute sul web, una l'ho anche incontrate durante questa mia camminata: Chiara, col suo sorriso e i suoi occhi. E poi corro avanti, ancora, e sento sulla pelle quanto ero serena. Il fiume sotto di me, presente senza imporsi, la mia Roma, il ricordo dolce che ho di lei, il passo svelto senza l'angoscia di arrivare, la pizza fredda al baracchino sotto al Colosseo, seduta sul muretto tra i turisti, mio nonno e la sua mostra di quadri sul ponte, mia figlia e il suo primo viaggio, il bambino che voleva farsi la foto con lei, sotto la pioggia fitta di una Pasqua di qualche anno fa. E la voglia di tornare, e il lungotevere con le canzoni di Baglioni, l'immensa piazza coi mercatini, la chiesetta sconosciuta che ti ha impressionata più di altre per quel suo particolare. Ricordi e suggestioni, ritratti di persone viste di sfuggita che chissà perché sono rimaste impresse e spuntano fuori solo ora.

L'ho preso quel treno verso il quale correvo, alla fine? non lo so, il sogno non è arrivato fin lì. Però il viaggio è stato meraviglioso.

* ecco che forse capisco da dove arriva la voce di Roma!

5 commenti:

  1. Roma ti prende e ti incanta, ti libera e ti rapisce, i suoi scorci che rintracci nel fondo di vicoli a volte anonimi, la luce di primavera che fa luccicare anche le disarmonie, il ponentino che ti carezza piacevolmente. Tuttavia viverci è complicato ed a volte vorresti prendere quel treno . . .

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    1. Lo immagino, Marco. Immagino che vivere a Roma non sia proprio proprio solo quello che vedo io dal di fuori, lo capisco anche dai post degli amici sui luoghi "social".
      Io amo il piccolo paese di provincia in cui vivo, lo cambierei con niente al mondo, nonostante le difficoltà (minime, in fondo, se ci pensi bene) che si possono avere stando a 10 chilometri dalla città; mi piace la vita di paese, quella dove la gente mormora, quella dove il macellaio sa tutto di tutti e la farmacista è la consigliera del sindaco. Qui riconosci le stagioni dal profumo (o dall'odore di concime!) che c'è nell'aria, qui la mattina chi va all'edicola sa già tutto quello che è successo senza nemmeno aprire il giornale. La vita "normale", la vita "quotidiana". E anche a Roma, o in qualsiasi grande città, quando mi capita di andarci, cerco quello: la vita quotidiana - perché facciamo tanto i ganzi ma in fondo una vita quotidiana ce l'abbiamo tutti!
      Roma però è speciale. Roma è... Roma.
      Sai cosa? su questa cosa della vita quotidiana ci voglio scrivere qualche post...

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    2. Eh si, Roma è speciale, chi ci è nato l'adora, chi la visita si infatua.
      Bella alzata d'ingegno quella sulla vita quotidiana . . . mi garba.

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  2. Mi vergogno un po' ad ammetterlo, ma non ho mai visitato Roma!!
    Spero di rimediare al più presto a questa immensa lacuna!! ^_^

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