lunedì 18 dicembre 2017

Quei giorni che scrivevi a mano...

Quei giorni che hai voglia di scrittura fitta fitta, di penne che lasciano un segno grasso e stabile; quei giorni che hai voglia di raccontarti, di dire proprio tutto quello che senti e che provi; quei giorni che ti sembra di esser tornata ragazzina, quando il diario di scuola si trasformava nel tuo migliore amico e continuavi a parlargli, a scrivergli, a usare le sue pagine per gridare al mondo chi eri e cosa sentivi.

Quei giorni tornano
anche oggi che ragazzina non sei più, sai?
Quei giorni tornano, altroché!

Oggi, per esempio, è uno di quelli. E è difficile trattenerti, perché non puoi farlo proprio ora, devi aspettare almeno l'ora di pranzo. Ma le parole scappano, ti si incastrano nei pensieri e si insinuano nelle relazioni tecniche, che devono descrivere tutt'altro che il tuo stato d'animo del momento.
È che la vita accade.
Proprio nel momento in cui meno te l'aspetti. 
È che oggi c'è un gran bel sole e anche se fa un freddo cane tu hai il sole dentro, di nuovo, finalmente!
È che la felicità arriva quando meno te l'aspetti.
E senza un motivo preciso.
Festeggio la Vita, oggi, insieme a chi abbia voglia di farlo con me.

venerdì 10 novembre 2017

Mai stata meglio in vita mia.
Mai stata più confusa di così in vita mia.
(Justine - lefunkymamas)

'mmazza che voglia di raccontarmi che mi ha scatenato Justine con questo suo post! Tutta la notte che ci penso, tutta la notte che ragiono, che cerco risposte, che mi faccio domande. Ancora.
Se guardo indietro e leggo i miei ultimi post mi rendo conto che me ne sono già accorta da un po' che è arrivato il periodo delle riflessioni, che è arrivato da un bel po', e che questo blog si è trasformato, da diarietto giocoso e vizioso a quaderno di appunti e diario di meditazioni strastrastranoiose per chi non prova e non si sente, in questo momento, proprio come me. Eppure non posso - e non voglio - farne a meno.
Non è con questo blog che - fortunatamente - devo cercare di portare a casa la pagnotta, il lavoro comprende tutt'altro e resta un capitolo a parte. E comunque, anche se fosse, non saprei essere diversa da quella che sono, quindi le mie paturnie dovreste sorbirvele in tutti i casi. Solo, sarei più cauta, forse.
Insomma: posso allentare la corda quando voglio, posso scrivere logorroicamente ogni giorno, posso giocare e viziarmi come voglio. Se vi siete stancati di leggere fermatevi pure qui, dunque.

Torniamo a Justine e ai suoi (quasi) 40 anni. Il mio commento al suo post, uscito di getto a una velocità incredibile per i miei tempi bradipi, è stato questo:
Non sono l'unica a sentirmi come te, ne sono certa.
Dopo averti letto, averci pensato tutta la notte, aver cercato modi per raccontarmi, questa è una resa. Il tempo degli incastri, la fatica e le cadute (fortunatamente, ma solo fortunatamente, senza danni gravi, tranne qualche ammaccatura al cuore soprattutto), la ricerca di semplificare e ridurre le ansie e l'ammissione di non essere (di non saper essere? di non voler essere?) un caterpillar.
Tutto coincide.
Posso ammettere che passati i 40 questa ricerca non si ferma, anzi. Guardi sempre più dentro di te, osservando il resto del mondo, facendo confronti che siano critici e costruttivi. E impari a viverla diversamente, sì. Ti alleggerisci. Le cerchi proprio le cose leggere, non tanto quelle frivole (o magari sì, ma non è il mio caso) ma proprio quelle che riducono il tuo peso specifico.
E ti rendi conto che non esistono i fallimenti, è solo Crescita.
"Si cambia" - dissi una volta a un tizio.
"Si cresce" - mi rispose lui.
Aveva ragione.
Mammamia, che ciclone di sentimenti mi ha scatenato questo tuo post. Grazie, di cuore!"
Il problema che si pone Justine è quello che mi pongo anche io da un po': quello di un lavoro che deve far guadagnare la pagnotta. Una dipendenza economica che purtroppo, vivendo nel mondo reale, ci tocca. Pur sapendo risparmiare, pur avendo imparato a non sprecare, a riutilizzare, a far di necessità virtù, i soldi - potenzialmente sicuri - servono. Brutto dirlo ma è così.
E siamo qui, allora, a cercare di darsi delle risposte, provare a analizzare la propria disponibilità a soffrire ancora d'ansia, a fare salti nel vuoto preceduti da fatiche indicibili e notti insonni e lavoro che potrebbe essere sprecato.
Ne vale la pena?
Io credo che la pena valga sempre.
Credo - sono ancora convinta - che la fatica porti i suoi frutti. Tutto sta nel valutare e mettere sulla bilancia (perché tocca, la bilancia, tocca: è il metro di giudizio migliore, sempre. Crudele a volte, ma migliore) la sofferenza da una parte, i vantaggi dall'altra.

Si impara dai propri errori, me lo ripeto costantemente. Si impara dagli scivoloni. Si impara - se non altro - a non mettere più il piede in fallo, a essere più cauti, a valutare di più. Si impara a vivere gli inciampi con più leggerezza, con la consapevolezza che è possibile sbagliare.
Ma se si continua a credere in quello che si fa e che si è, si migliora sempre. E i risultati arrivano. Certo, bisogna avere anche una buona dose di fortuna, quello sì. E su quella non abbiamo potere decisionale. Quindi.

La cosa fondamentale però è crederci.
Fortissimamente.
Andare avanti, qualsiasi sia la scelta fatta. Nonostante la confusione.


Liberi di fare la propria scelta, liberi di essere chi si è, di non costringersi a vivere sotto costrizione continua. Liberi di essere confusi, anche. Oppure di crederci ciecamente, pronti a cadere ancora una volta.

In questi giorni mia figlia (4^ elementare) ha ricevuto e portato a termine un compito interessante e stimolante: scrivere un testo ispirato ad alcune frasi dette da una serie di atleti che hanno ottenuto grandi risultati nel loro sport.
Mi ha fatto una soddisfazione leggere quello che ha scritto (giuro, non ci ho messo becco, ho solo suggerito di aggiungere una virgola a un certo punto! 😇) a conclusione del tema:

Perché se credi in quello che fai tutto si realizza

Beh, ha ragione anche lei. Sono felice che abbia questa estrema fiducia nelle sue possibilità. Verranno le cadute, ci saranno sicuramente i capitomboli e le ginocchia sbucciate, ne soffrirà e ne soffrirò anche io con lei.

Ma quello di cui sono più sicura - ora, dopo 4 anni di domande, di dubbi, di pensieri confusi più che in ogni altro tempo della mia vita, adolescenza compresa - è che questa strada è quella giusta. Che questi 40 e più - rimpianti e rimorsi compresi - li sto vivendo nella maniera più vera: a modo mio.
E magari oggi, subito dopo aver scritto queste parole, prenderò una decisione diversa, sceglierò un'altra direzione, ma sarà comunque la strada che ho scelto di seguire. Quella in cui credo.

lunedì 6 novembre 2017

#piccoligesti2017 e quello che si impara osservando gli altri. E se stessi.

L'appuntamento di Novembre con #piccoligesti2017

Continuo a innamorarmi delle illustrazioni di Enrica Mannari, ogni volta di più.

#piccoligesti2017 è un'iniziativa bellissima, la conoscete? Ve ne parlo perché a me ha fatto un gran bene, nonostante non sia riuscita a seguirla come avrei voluto (ma sono già pronta e carica e motivata per la prossima edizione!).

Conoscere se stessi è fondamentale e purtroppo scopriamo sempre troppo tardi quanto sia importante per poter vivere sereni e ottenere la felicità che meritiamo.
Chi cerca di conoscere se stesso sta portando avanti un progetto coraggioso, perché non è così facile e non è per niente indolore farlo.
Io - che sto cercando di attaccare l'ostacolo da più fronti leggendo, meditando, ascoltando storie, osservando gli altri, scrivendone - ho imparato tanto di me soprattutto riconoscendo i miei errori (quelli vecchi e superati  e quelli che ancora commetto, senza riuscire a correggermi - ma non demordo!).
Scrivere nero su bianco il negativo che riconosciamo di noi, scrivere le nostre mancanze, le cattive abitudini, i rimorsi per le azioni compiute senza pensare (oppure dopo aver pensato troppo), fa bene, anche se fa soffrire.
Poi però a un certo punto bisogna anche sapersi perdonare. Riconoscere di aver sbagliato e superare il dolore, per andare avanti.
E abbracciare l'universo.

"Un grande gigantesco abbraccio che spazza via ogni giudizio e ogni limite mentale ed emotivo. Ce la faremo ad abbracciare in modo così totalitario tutte le nostre paure, incertezze, passioni, amori, meraviglie e demoni? Non ne ho idea, ma tentar non nuoce."
(Enrica Mannari)

È arrivato il momento di farlo. Almeno per sapere cosa succederà dopo. Io continuo, imperterrita.
E voi? riuscite ad abbracciare l'universo, riuscite ad abbracciarvi e a perdonarvi?

giovedì 2 novembre 2017

Do It Now!

Le spiegazioni le trovate qui

«Amo le scadenze. Adoro il rumore che fanno quando mi sfrecciano accanto»

Mamma mia, quanto sono riflessiva in questo periodo! Sarà l'età che avanza, saranno le situazioni complicate che si stanno verificando ultimamente, sarà... boh, sarà che si cresce.
In ogni caso, quello che mi fa sorridere, che mi fa piacere e che ogni tanto mi fa anche rabbia, è che continuo a trovare il bello in ogni IN OGNI situazione, anche le più corrosive, anche quando le persone dimostrano quanto possano essere cattive, quanto possano dimostrare la propria sofferenza facendo soffrire gli altri.

Do it now.

Perché questa frase mi ha così colpito? Perché quando ho visto la card apparire dalla newsletter della Sizzix, mi sono sentita come se avessi sbattuto all'improvviso contro un cartello segnaletico che non avevo visto?
Eppure lo so, quello che esprime questa frase è quasi scontato, è evidente e chiarissimo...
Il problema è che sono una che ha il vizio (brutto, questo sì che è un brutto vizio!) di rimandare, molto spesso con la scusa di perfezionare; sono una procrastinatrice all'ennesima potenza, che ogni tanto torna in sé e cerca di recuperare. Ma non sempre ci riesco.
È un problema comune a tanti, lo so, ma qui mal comune non fa mezzo gaudio: è solo un grosso problema per tutti. E allora giù di liste di to do, giù di evidenziatori quando si porta a termine uno dei punti. Giù di libri ragionati e studiati e letti insieme a Roberta Michelotto, la mia psicologa preferita, nella nostra rubrica ZenBuk.
Ma non basta. Ci vuole altro. E allora interviene la Vita, che ti fa accadere intorno cose, che ti rende la vita quotidiana difficile quando sa che puoi resistere alle difficoltà, quando sa che hai i mezzi per farlo.
Basta solo che tu ti guardi dentro e li trovi.
Voi credete nelle coincidenze? Credete nei segnali messi (dalla Vita? dal destino? da qualcuno di superiore?) al punto giusto e al momento giusto sulla vostra strada?
Io sì.
E stamani avevo proprio bisogno di sentirmi dire:

Falla ora, questa cosa a cui pensi da tanto, falla ora!
O rischi che "più tardi" diventi "mai"!

Quindi bando alle ciance, che devo correre a farla subito, quella cosa! Che devo rimboccarmi le maniche e pensare all'oggi prima che venga domani e sia troppo tardi!
E voi, come siete messi a cose rimandate?

p.s.: abbiamo appena trasmesso l'ennesima puntata di #motivescionalchannelsulCircoloVizioso. Magari ci prendo gusto. ;)

lunedì 23 ottobre 2017

La pagina dell'oroscopo

Toro

20 aprile-20 maggio

”La felicità è ottenere quello che vuoi”, diceva il poeta Stephen Levine, mentre la gioia è “essere quello che sei veramente”. Secondo la mia analisi dei presagi astrali, le prossime settimane potrebbero essere più cariche di gioia che di felicità. Non dico che non otterrai quello che vuoi, ma ho il sospetto che concentrarti sui tuoi desideri potrebbe togliere energie a qualcosa di più importante: una consapevolezza senza precedenti di chi sei veramente.



Credo profondamente nei segni del destino. Nei libri che ci cercano, nei cartelli segnaletici che ci arrivano davanti quando abbiamo perso la strada.
L'oroscopo lo leggo per divertimento, ma spesso mi rendo conto che mi manda proprio i segnali e gli avvertimenti di cui ho bisogno in quel preciso momento. Sarò anche io che voglio leggerceli... bah, anche stavolta Rob ci ha preso. Pieno.
Per l'occasione ho unito utile, dilettevole e esercizio manuale e ho mixato il tutto in un nuovo tentativo di ZenTangle.
Il risultato non varrà solo per questa settimana ma per ogni giorno della mia vita futura e lo vedrete nei prossimi giorni :)

mercoledì 18 ottobre 2017

Emozioni da vivere. Ovvero di quando trovi un appunto tra le pagine di un vecchio libro e d'improvviso ti cambia la giornata :)


Una tabaccheria a Lisbona

Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso voler essere niente.
A parte questo, ho dentro me tutti i sogni del mondo.


Momenti in cui hai davvero pensato le stesse identiche cose. E subito, un attimo dopo, ti sei contraddetto. Momenti in cui ti sei sentito un niente, un puntino nell'infinito universo. E dopo un secondo sorridevi allo stesso universo con l'animo di chi ha la vittoria in pugno. Momenti in cui l'angoscia ti aveva stretto il collo e non respiravi più. E in un istante hai gridato al mondo tutta la tua voglia di vivere.

Stiamo in equilibrio tra questi momenti, tra questi attimi. Sempre. E quando ce ne rendiamo conto, quando li ritroviamo citati tra le pagine di un libro, in un ricordo, in una dedica scritta appositamente per te, la commozione e la riflessione arrivano subito, inattese e immensamente desiderate.

Fa anche a voi lo stesso effetto?
Siamo niente. Ma in questo niente ci stanno tutti i sogni del mondo. Quanto è vero, quanto! Eppure, ci intestardiamo in vie sbagliate da percorrere, senza sentire, senza dare ascolto al cuore. Eppure, continuiamo a testa bassa a sopravvivere senza pensare che ogni momento è per sempre. Eppure, abbiamo forse paura di accettare che tutto il fiato e la strada persi non torneranno e il solo ricavo sta nel bagaglio di emozioni che siamo riusciti a vivere e a condividere?

Tabaccheria

Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso voler essere niente.
A parte questo, ho dentro me tutti i sogni del mondo.
Finestre della mia stanza,
della stanza di uno dei milioni al mondo che nessuno sa chi è
(e se sapessero chi è, cosa saprebbero?),
vi affacciate sul mistero di una via costantemente attraversata da gente,
su una via inaccessibile a tutti i pensieri,
reale, impossibilmente reale, certa, sconosciutamente certa,
con il mistero delle cose sotto le pietre e gli esseri,
con la morte che porta umidità nelle pareti e capelli bianchi negli uomini,
con il Destino che guida la carretta di tutto sulla via del nulla.

Oggi sono sconfitto, come se conoscessi la verità.
Oggi sono lucido, come se stessi per morire,
e non avessi altra fratellanza con le cose
che un commiato, e questa casa e questo lato della via diventassero
la fila di vagoni di un treno, e una partenza fischiata
da dentro la mia testa,
e una scossa dei miei nervi e uno scricchiolio di ossa nell'avvio.

Oggi sono perplesso come chi ha pensato, trovato e dimenticato.
Oggi sono diviso tra la lealtà che devo
alla Tabaccheria dall'altra parte della strada, come cosa reale dal di fuori,
e alla sensazione che tutto è sogno, come cosa reale dal di dentro.

Sono fallito in tutto.
Ma visto che non avevo nessun proposito, forse tutto è stato niente.
Dall'insegnamento che mi hanno impartito,
sono sceso attraverso la finestra sul retro della casa.
Sono andato in campagna pieno di grandi propositi.
Ma là ho incontrato solo erba e alberi,
e quando c'era, la gente era uguale all'altra.
Mi scosto dalla finestra, siedo su una poltrona. A che devo pensare?
Che so di cosa sarò, io che non so cosa sono?
Essere quel che penso? Ma penso di essere tante cose!
E in tanti pensano di essere la stessa cosa che non possono essercene così tanti!
Genio? In questo momento
centomila cervelli si concepiscono in sogno geni come me,
e la storia non ne rivelerà, chissà?, nemmeno uno,
non ci sarà altro che letame di tante conquiste future.
No, non credo in me.
In tutti i manicomi ci sono pazzi deliranti con tante certezze!
lo, che non possiedo nessuna certezza, sono più sano o meno sano?
No, neppure in me...
in quante mansarde e non-mansarde del mondo
non staranno sognando a quest'ora geni-per-se-stessi?
Quante aspirazioni alte, nobili e lucide -,
sì, veramente alte, nobili e lucide -,
e forse realizzabili,
non verranno mai alla luce del sole reale né troveranno ascolto?

Il mondo è di chi nasce per conquistarlo
e non di chi sogna di poterlo conquistare, anche se ha ragione.

Ho sognato di più di quanto Napoleone abbia realizzato.
Ho stretto al petto ipotetico più umanità di Cristo.
Ho creato in segreto filosofie che nessun Kant ha scritto.
Ma sono, e forse sarò sempre, quello della mansarda,
anche se non ci abito;
sarò sempre quello che non è nato per questo;
sarò sempre soltanto quello che possedeva delle qualità;
sarò sempre quello che ha atteso che gli aprissero la porta davanti a una parete senza porta,
e ha cantato la canzone dell'Infinito in un pollaio,
e sentito la voce di Dio in un pozzo chiuso.
Credere in me? No, né in niente.

Che la Natura sparga sulla mia testa scottante
il suo sole, la sua pioggia, il vento che trova i miei capelli,
e il resto venga pure se verrà o dovrà venire, altrimenti non venga.
Schiavi cardiaci delle stelle,
abbiamo conquistato tutto il mondo prima di alzarci dal letto;
ma ci siamo svegliati ed esso è opaco,
ci siamo alzati ed esso è estraneo,
siamo usciti di casa ed esso è la terra intera,
più il sistema solare, la Via Lattea e l'Indefinito.

(Mangia cioccolatini, piccina; mangia cioccolatini!
Guarda che non c'è al mondo altra metafisica che i cioccolatini.
Guarda che tutte le religioni non insegnano altro che la pasticceria.
Mangia, bambina sporca, mangia!
Potessi io mangiare cioccolatini con la stessa concretezza con cui li mangi tu!
Ma io penso e, togliendo la carta argentata, che poi è di stagnola,
butto tutto per terra, come ho buttato la vita.
Ma almeno rimane dell'amarezza di ciò che mai sarà
la calligrafia rapida di questi versi,
portico crollato sull'Impossibile.
Ma almeno consacro a me stesso un disprezzo privo di lacrime,
nobile almeno nell'ampio gesto con cui scaravento
i panni sporchi che io sono, senza lista, nel corso delle cose,
e resto in casa senza camicia.

(Tu, che consoli, che non esisti e perciò consoli,
Dea greca, concepita come una statua viva,
o patrizia romana, impossibilmente nobile e nefasta,
o principessa di trovatori, gentilissima e colorita,
o marchesa del Settecento, scollata e distante,
o celebre cocotte dell'epoca dei nostri padri,
o non so che di moderno - non capisco bene cosa -,
tutto questo, qualsiasi cosa tu sia, se può ispirare che ispiri!
Il mio cuore è un secchio svuotato.
Come quelli che invocano spiriti invoco
me stesso ma non trovo niente.

Mi avvicino alla finestra e vedo la strada con assoluta nitidezza.
Vedo le botteghe, vedo i marciapiedi, vedo le vetture passare,
vedo gli esseri vivi vestiti che s'incrociano,
vedo i cani che anche loro esistono,
e tutto questo mi pesa come una condanna all'esilio,
e tutto questo è straniero, come ogni cosa.
Ho vissuto, studiato, amato, e persino creduto,
e oggi non c'è mendicante che io non invidi solo perché non è me.
Di ciascuno guardo i cenci e le piaghe e la menzogna,
e penso: magari non ho mai vissuto, nè studiato, nè amato, nè creduto
(perché si può creare la realtà di tutto questo senza fare nulla di tutto questo);
magari sei solo esistito, come una lucertola cui tagliano la coda
e che è irrequietamente coda al di qua della lucertola.

Ho fatto di me ciò che non ho saputo,
e ciò che avrei potuto fare di me non l'ho fatto.
Il domino che ho indossato era sbagliato.
Mi hanno riconosciuto subito per quello che non ero e non ho smentito, e mi sono perso.
Quando ho voluto togliermi la maschera,
era incollata alla faccia.
Quando l'ho tolta e mi sono guardato allo specchio,
ero già invecchiato.
Ero ubriaco, non sapevo più indossare il domino che non mi ero tolto.
Ho gettato la maschera e dormito nel guardaroba
come un cane tollerato dall'amministrazione
perché inoffensivo
e scrivo questa storia per dimostrare di essere sublime.
Essenza musicale dei miei versi inutili,
magari potessi incontrarmi come una cosa fatta da me,
e non stessi sempre di fronte alla Tabaccheria qui di fronte,
calpestando la coscienza di esistere,
come un tappeto in cui un ubriaco inciampa
o uno stoino rubato dagli zingari che non valeva niente.

Ma il padrone della Tabaccheria s'è affacciato sulla porta e vi è rimasto.
Lo guardo con il fastidio della testa piegata male e con il disagio dell'anima che sta intuendo.
Lui morirà ed io morirò.
Lui lascerà l'insegna, io lascerò dei versi.
A un certo momento morirà anche l'insegna, e anche i versi.
Dopo un po' morirà la strada dove fu stata l'insegna,
e la lingua in cui furono scritti i versi.
Morirà poi il pianeta che gira in cui tutto ciò accadde.
In altri satelliti di altri sistemi qualcosa di simile alla gente
continuerà a fare cose simili a versi vivendo sotto cose simili a insegne,
sempre una cosa di fronte all'altra,
sempre una cosa inutile quanto l'altra,
sempre l'impossibile, stupido come il reale,
sempre il mistero del profondo certo come il sonno del mistero della superficie,
sempre questo o sempre qualche altra cosa o nè una cosa né l'altra.

Ma un uomo è entrato nella Tabaccheria (per comprare tabacco?),
e la realtà plausibile improvvisamente mi crolla addosso.
Mi rialzo energico, convinto, umano,
con l'intenzione di scrivere questi versi per dire il contrario.
Accendo una sigaretta mentre penso di scriverli
e assaporo nella sigaretta la liberazione da ogni pensiero.
Seguo il fumo come se avesse una propria rotta,
e mi godo, in un momento sensitivo e competente
la liberazione da tutte le speculazioni
e la consapevolezza che la metafisica è una conseguenza dell'essere indisposti.

Poi mi allungo sulla sedia
e continuo a fumare.
Finché il Destino me lo concederà, continuerò a fumare.
(Se sposassi la figlia della mia lavandaia 
magari sarei felice.)
Considerato questo, mi alzo dalla sedia.
Vado alla finestra.
L'uomo è uscito dalla Tabaccheria (infilando il resto nella tasca dei pantaloni?).
Ah, lo conosco: è Esteves senza metafisica.
(Il padrone della Tabaccheria s'è affacciato all'entrata.)
Come per un istinto divino Esteves s'è voltato e mi ha visto.
Mi ha salutato con un cenno, gli ho gridato Arrivederci Esteves!, e l'universo
mi si è ricostruito senza ideale ne speranza, e il padrone della Tabaccheria ha sorriso.

Fernando Pessoa

mercoledì 11 ottobre 2017

Del vizio di leggere, mio difetto più grande

Pila di libri. Ma mica tanto alta, eh! ;)

Torno in camera da letto, torno alla pila di libri sul piano da toilette senza specchio, libri non letti che intendo leggere, una pila alta. Scegliere quale libro leggere non è difficile. La scelta cade generalmente sull'ultimo che ho portato a casa. Acquisto libri continuamente, sistemandoli nella pila da leggere. Quando finisco qualunque libro stia leggendo, comincio l'ultimo che ho comprato, quello che ha attirato la mia attenzione per ultimo. Naturalmente, la pila continua a crescere finché non decido che non comprerò più alcun libro fino a quando non avrò letto quelli della pila.
A volte funziona.
(La traduttrice, Rabih Alameddine)

Sto terminando la lettura di questo libro e ho trovato più spunti qui, tra le righe, che in un sacco di altri da cui me li sarei aspettati.
Non commento ancora sul piacere o meno che ho provato a leggerlo, troverete la mia recensione su Zebuk. Però ci sono alcuni passi che mi sono segnata, per tornarci sopra, per ragionarci su, per capire, ispirarmi, viaggiare.
Questo è uno di quelli in cui mi identifico di più. La pila di libri qui sopra dovrebbe confermarvelo, è proprio uguale alla mia, quella sul mio comodino. E è uno dei motivi per cui mio marito in questi giorni non mi rivolge la parola. 

"A volte funziona", dice Aaliya, la traduttrice.
Già, a volte. 
Ma mica sempre. 
E io, come lei, continuo a comprare libri, a prenderli in prestito in biblioteca, a scambiarli negli angoli di book crossing che stanno spuntando anche qui da noi.
La pila aumenta sempre più, mio marito inizia a dare segni di cedimento, insieme al mio comodino, ma io il vizio di leggere non riesco a togliermelo, proprio no.

martedì 3 ottobre 2017

Continuano le riflessioni...

[Continua il periodo delle riflessioni. 
In un giorno d'estate passato ho messo in bozza questo post, poi me ne sono dimenticata e non l'ho pubblicato. Ma è sempre così valido che oggi - giorno di ritorno ai pensieri positivi e ottimisti - ho preso la palla al balzo e lo ripropongo, a futura memoria. Eccolo, così come l'ho scritto, di getto, nell'estate appena passata.]

Libera!

Questo brano è capitato davanti ai miei occhi mentre rimuginavo sui miei dolori e le mie gioie e mi concedevo un caffè.
Il pomeriggio precedente mi ero dedicata al Piccolo Che, la grande era in gita, e abbiamo passato del tempo insieme al parco. Senza cellulare. Senza social e whatsapp vari. Ho ascoltato le rondini garrire (ahah, sono andata a cercare su google, sì! 😁)
Lo dedico a chiunque si senta in gabbia, in arresto, senza via d'uscita. Libera!
Liberati di tutte quelle cose che non senti più tue.
Le scarpe scomode, i vestiti smessi da anni, i jeans che non ti entrano più.

Liberati di tutte quelle persone che non senti più tue.
La falsità, gli amori indecisi, i “tanti auguri a te e famiglia”.

Liberati dei luoghi che ti rendono triste,
almeno qualche ora al giorno. 
Le prigioni del cuore, una casa troppo stretta, un ufficio che tira fuori solo il lato peggiore di te.

Liberati delle strade che non ti portano né lontano né vicino alla felicità.
Siano esse convenevoli, cene programmate, la buona educazione a tutti i costi.

Liberati dei sogni che ti hanno tradito, che hai tradito o che ti hanno fatto perdere già troppo tempo.
È andata così. Amen.

Liberati degli amori che ti hanno tradito, che hai tradito o che ti hanno fatto perdere già troppo tempo.
Doveva andare così. Amen.

Liberati dell’immagine che gli altri vorrebbero di te.

Liberati dalla debolezza di voler essere sempre e comunque perfetta. Di poter piacere a tutti. Di poter entrare nel cuore di chiunque.

Liberati dalla presunzione di avere sempre
e comunque
ragione.

Liberati di tutte quelle cose che gli altri vorrebbero facessi.
Mentre per te è come morire dentro.

Liberati dalla mediocrità dei gesti vuoti e delle parole di circostanza.
Dedica il tuo tempo a chi/cosa ti rende felice.

Liberati delle offese gratuite della gente, dei calci in bocca che hai preso, delle ferite di cui hai perso il conto.
Sei ancora qui: hai vinto già la tua battaglia.

Liberati del passato che non ti appartiene più e del futuro che non senti più così necessario.

Liberati dal pensiero ossessivo di essere un totale fallimento:
hai ancora tutta la vita davanti per poterti dimostrare il contrario.

Liberati dal peso della tua sincerità: non a tutti piacciono le persone sincere.
E sei stata fortunata a perderle.

Liberati dalla voglia costante di ferirti, rimproverarti, annegarti:
mandati a fanculo ogni tanto, se serve,
ma non mollarti mai veramente del tutto.

La tua libertà è un dono prezioso.


N.B.: non riesco a capirne la fonte originale, ho trovato solo questa, che la riporta integralmente.

giovedì 7 settembre 2017

L'Ozio e la riscoperta della Controra

Scorcio di una Controra Mediterranea, Ostuni

Sono le tre di un pomeriggio d’estate. Il sole è impietoso. L’ombra non esiste o forse è solo un’illusione ottica, dal momento che non provo alcun sollievo nemmeno a restare seduto sotto un ombrellone degli chalet a Mergellina.
A Napoli si chiama ‘controra’.
Il termine sta a indicare che si tratta di un’ora contraria, cioè di un’ora che dovrebbe essere vissuta come un’ora della notte: a letto e nel buio di una stanza. L’orario unico è stato inventato nei paesi senza sole.
(Luciano De Crescenzo, “Così parlò Bellavista”)

Per chi non conosce le usanze e il dialetto del Sud Italia, per chi - abituato all'attivissimo e un po' più tiepido Centro Nord - non si capacita della quasi impossibilità di bersi un caffè o di fare acquisti sul lungomare poco turistico di un qualsiasi paesino del Sud Italia, la Controra è un fatto del tutto sconosciuto.
Quando quest'estate ho chiamato gli amici che mi avevano anticipato di qualche giorno nella casa presa in prestito per le vacanze, li ho sentiti stupirsi del fatto che tutto - tutto! il bar, la farmacia, la cantina vinicola, l'azienda agricola per l'assaggio dei formaggi tipici - fosse chiuso e inaccessibile dal primo dopo pranzo fino alle 17 del pomeriggio. Solo allora mi sono ricordata di non averli avvertiti: la Controra!

"Le cicale che cantano in campagna, il silenzio assoluto, le strade deserte,
le tende con le stecche di plastica chiuse a murare le porte,
il sole a picco sulle testoline spaesate dei turisti...
"Non vi avevo avvertito: c'è la Controra!"

 
A volte per capire meglio certi concetti fondamentali è necessario provarli sul campo, sperimentarli in presa diretta. Da quel momento la vacanza dei miei amici ha preso tutto un altro ritmo: hanno mollato gli ormeggi, rilassato il cervello, si sono arresi, felici, all'idea che non dovessero far per forza qualcosa per riempire il tempo a loro disposizione. Hanno scoperto l'Ozio, quello sano. E si sono innamorati.

Da piccola, nelle mie estati bambine passate dalla nonna, in Puglia, quando ogni momento era buono per giocare, scoprire, inventare, la Controra e quel riposo quasi forzato erano una condanna che sopportavo in silenzio, arrampicandomi sugli alberi di fico con un fidato libro al seguito. Sognavo di essere come Cosimo Piovasco di Rondò e mi isolavo lassù, tra le cicale, le gazze, le formiche che della Controra se ne fregavano e continuavano a lavorare, imperterrite. Senza altri suoni, senza altra compagnia. Sola, in compagnia del silenzio e dei miei pensieri.

Ora la Controra mi sa affascinare con i pensieri che sa produrre, con l'inazione e l'ozio buono, con il riposo di chi non ha tempo altro. Ho imparato ad apprezzarne l'immobilità che sa costruire, la serenità, la (momentanea) pace interiore.
Poi è chiaro che la vita non è fatta solo di questo, è evidente che bisogna anche lavorare, e ci sono momenti anche per quello. Ma voi provate, se potete. Cercatevi un angolo solitario, ritagliatevi qualche minuto di Controra. Imparate l'Ozio sano. Poi tornate a raccontare.

mercoledì 26 luglio 2017

Di Lumache, Pinocchi e vita quotidiana

Parco di Pinocchio - Collodi (PT), La Lumaca, 2010

— Lumachina bella, — gridò Pinocchio dalla strada, — sono due ore che aspetto! E due ore, a questa serataccia, diventano più lunghe di due anni. Spicciatevi, per carità.
— Ragazzo mio — gli rispose dalla finestra quella bestiuola tutta pace e tutta flemma — ragazzo mio, io sono una Lumaca, e le Lumache non hanno mai fretta. — E la finestra si richiuse.
[...]
La mattina, sul far del giorno, finalmente la porta si aprì. Quella brava bestiuola della Lumaca, a scendere dal quarto piano fino all’uscio di strada, ci aveva messo solamente nove ore. Bisogna proprio dire che avesse fatto una sudata.
(Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio)

Da quanto non ci leggiamo? Un bel po', garantito.
La risposta, la soluzione, sta qui sopra, sta nella Poluchina qui a fianco, sta nella vita quotidiana che - giustamente - prende il sopravvento.
Il CircoloVizioso è il luogo del riparo, della quiete, della pace, della serenità, non riesco proprio a costringermi alla costanza a tutti i costi. Ma voi che ancora ci siete, voi pochi che continuate a leggere, siete tra quelli che hanno capito la cosa fondamentale: là fuori c'è la vita vera, quella da vivere, quella per cui lottare, quella che ti porta via le persone all'improvviso e tu magari non fai in tempo a dir loro quanto sono importanti per te,
quella che ti fa incontrare persone-luoghi-libri sempre al momento giusto per dirti come procedere, quella che ti manda un sacco di segnali per dirti che sì, anche se non ne sei ancora convinta, anche se tutto sembra remare contro, è proprio quella che stai seguendo la via giusta da seguire.
Ma quella vita lì, quella vera, passa anche di qui, da questo web, così maltrattato da alcuni, così sopravvalutato da altri. Qui, sul web, ho conosciuto persone importanti, che hanno lasciato un segno sulla mia vita, nella maggior parte dei casi hanno aperto finestre sul mondo e novità che neanche mi immaginavo.
 
Parco di Pinocchio - Collodi (PT), Pinocchio al Gran Teatro dei Burattini, 2010
Oggi ho ripreso Pinocchio, non tanto per le sue bugie quanto per lo splendido racconto del suo viaggio di crescita: Pinocchio che ne ha viste di belle e di brutte, Pinocchio che si riprometteva cose, che prometteva impegno e costanza e poi finiva per lasciare tutto e fuggire nel Paese dei Balocchi, dove non c'è da pensare a nulla tranne che al divertimento.
C'è molto da pensare, se provate a soffermarvi un minuto.
E poi pensate anche alla Lumaca, alle sue parole, a quella fretta che non c'è, che non ci dev'essere.
Sono tornata a queste foto fatte diversi anni fa, con la PM piccina, i suoi sorrisi, la paura alla vista del Gatto e la Volpe incappucciati. Il terrore alla vista di questo burattino sottovetro, che a vederlo col senno di poi fa davvero un po' impressione, bruttino com'è... 😟

Al Parco torneremo anche quest'anno, ormai è una tappa fondamentale per noi quattro. Stavolta però affronteremo la Via della Fiaba, seguendo una delle guide trovate in giro per il web: Sentieri d'autore.


Camminare per il borgo e nella natura sarà piacevole anche per i bambini, se accompagneremo la passeggiata con la storia del nostro grande amico burattino:

— C’era una volta....
— Un re! — diranno subito i miei piccoli lettori.
— No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.
Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.

E voi? verrete a camminare con noi, insieme a Pinocchio? Sapete, si imparano davvero molte moltissime cose ascoltando la sua storia, sia da bambini che da adulti... 😉

martedì 13 giugno 2017

Di briciole, di pioggia, di bellezza.

rain

Da quando mi sono innamorata di te, ogni cosa si è trasformata ed è talmente piena di bellezza…
L’amore è come un profumo, come una corrente, come la pioggia.
Sai, cielo mio, tu sei come la pioggia ed io, come la terra, ti ricevo e accolgo
(
Frida Kahlo)

Da quanto non ci leggiamo? C'è bisogno di un tempo silenzioso, ancora per un po'.

Intanto colgo frasi, momenti, piccole cose, pezzi di carta, ritagli di stoffa, poesie, immagini, legni sbiancati dal mare. Ne sono felice, mi fanno felice, anche se sono niente, briciole. 
Mi piace vederle lì e poi ritrovarle, magari dopo tanto tempo archiviarle, ricomporle. Chissà se queste briciole, seguendole passo passo, alla fine porteranno in qualche luogo, chissà.


Queste parole di Frida Kahlo, per esempio, mi hanno colpito forte: da tanto ho in mente di approfondire la sua vita, di saperne di più di lei. 
Quest'estate sarà il momento giusto.

giovedì 4 maggio 2017

Qualcosa per cui vivere

Un soffione
Non giudicare ogni giorno dal raccolto che raccogli,
ma dai semi che pianti.
(Robert Louis Stevenson)

Fa molto pensare, questa frase: in un periodo della mia vita in cui stanno crollando alcune delle mie certezze (di tipo lavorativo, niente di assoluto e irrisolvibile, per fortuna!) mi rendo conto che ci sarà poco da raccogliere per qualche tempo. 
Però sarà un raccolto di qualità. Garantito.
Ho seminato cose preziose per me, ho seguito il cuore, sempre, molto più che della testa. E ho sbagliato, certo, tantissime volte. Ma ogni volta è stato un seminare col cuore, un nutrire di fiducia e amore quelle piccole promesse future.

"Il Sankalpa (che in sanscrito significa “intenzione”) è come un seme che possiamo piantare nel nostro cuore e poi innaffiare con cura essendo certi che, anche se esteriormente non vediamo nulla (almeno nella fase iniziale), continuando a curarlo con costanza, amore e dedizione, lo vedremo germogliare"

Tempo fa Claudia Porta ha parlato di Sankalpa. Io da allora ho cercato il mio, aspettando, ascoltando, meditando, osservando, senza però trovarne, per un bel po' di tempo, uno che davvero risuonasse forte in me. E si sa, senza una pratica costante e convinta, certe buone abitudini tendono a perdersi per strada, rischiano di essere dimenticate nella frenesia del quotidiano.
Un giorno però, un giorno qualsiasi, senza che fosse successo nulla di particolare o notevole, almeno in apparenza, ho iniziato a notare alcune cose che si ripetevano e mi si riproponevano in continuo, ho sentito sorgere dal profondo certe domande, mie solo mie. Allora mi sono ricordata di Claudia e del Sankalpa. E ho ricominciato a cercarlo, ad ascoltarmi.

"Qualcosa per cui vivere"
(oppure)
"Una ragione per svegliarsi al mattino"

Ieri poi ho letto da Catia questa cosa qui: Ikigai. Che mi sembra un concetto molto affine a quello del Sankalpa. E allora basta fare due più due per rimettere in moto il cuore e la testa, nella ricerca del seme giusto da piantare, in questo momento:

"Contrariamente al desiderio di cambiare noi stessi per piacere agli altri, il sankalpa è un’aspirazione che viene dal profondo ed esprime ciò che – in fondo – siamo già. Esprime la nostra realtà interiore, ignorata al punto da andare (quasi) perduta. Quando il sankalpa affiora nella nostra mente, è perché abbiamo in noi tutti gli strumenti per realizzarlo. Ricorda, nel formulare la [tua] affermazione, che possiedi già tutte le qualità necessarie alla sua realizzazione"

Il mio Ikigai, il mio Sankalpa, stanno finalmente affiorando. Ho deciso finalmente di imparare a curarli, a custodirli e a farli crescere, annaffiandoli con amore e attenzione, nutrendoli della costanza e della cura di cui hanno bisogno le cose preziose.
Sono convinta che anche voi, se vi impegnate per qualche minuto ogni giorno ad ascoltarvi, ad ascoltare il vostro cuore, potete trovare quella parola, quella frase preziosa, da accudire, custodire, curare e far crescere insieme a voi.

mercoledì 22 marzo 2017

La Giornata Mondiale dell'Acqua. Pensieri, giochi e avventure



Poco tempo fa ho letto questo post di Voglio una mela blu. Mi è piaciuto il suo pensiero, mi è piaciuto lo spunto di riflessione sui temi dell'acqua e del nostro modo di usarla e sfruttarla e mi sono messa in mente di parlarne con i bambini, di avventurarci sui luoghi dell'acqua e di capire cosa possiamo/dobbiamo fare per aiutare la Natura e salvaguardare il dono più prezioso che abbiamo ricevuto: la nostra Terra.


71% di ACQUA!

Oggi, 22 marzo, è la Giornata Mondiale dell'Acqua. Come possiamo parlarne con i nostri figli? Cosa fare, cosa dire perché la cura di questo elemento, così vitale, fondamentale, diventi per loro indispensabile?
Qui trovate qualche informazione in più, qui il sito ufficiale di UnWater, il meccanismo di coordinamento, ma il web è pieno di suggerimenti, basta navigare un po' e cercarli in giro!

Conoscere l'acqua

In famiglia cerchiamo da sempre di evitare gli sprechi, aggiustando i rubinetti che perdono, riutilizzando l'acqua usata in cucina per annaffiare le piante, chiudendo la doccia mentre ci insaponiamo (qui un bel po' di consigli per non sprecare acqua)
Ho trovato un vademecum per gli insegnanti, il progetto WET, per "educare i bambini alla risorsa acqua": perché non sfruttarlo anche noi genitori? ci sono diversi giochi da fare insieme, tanti approfondimenti ed esperimenti per stimolare la curiosità dei bimbi e imparare di più anche noi. Ho stampato le pagine che mi ispiravano di più e abbiamo giocato alla Caccia all'acqua, fatto esperimenti con i gambi di sedano, costruito i materiali per ripetere Il viaggio dell'acqua...

Nei giorni scorsi poi abbiamo fatto un giro in biblioteca, come ci piace fare spesso, e abbiamo letto alcuni libri che parlano dell'acqua in modi diversi (su Zebuk potete trovare altri testi da leggere con i bambini, come questo di Emanuela Bussolati o quello di Vanessa Navicelli). Uno che ci avevano regalato tempo fa lo abbiamo ripreso e riascoltato (è accompagnato da un cd, piacevolissimo):



Acqua bell'acqua. 10 storie sul bene più prezioso, Editrice Missionaria Italiana

ACQUA BELL’ACQUA è un libro ideato da ACRA per sensibilizzare i più piccoli sulla necessità di risparmiare e conservare l’acqua. Il libro è accompagnato da un Cd. I testi letterari sono stati scritti da: Pietro Formentini, Laura Fusca, Giancarlo Migliorati, Emanuela Nava, Roberto Piumini, Giusy Quarenghi, Guido Quarzo, Silvia Roncaglia, Bruno Tognolini, Virginia Zamparelli. I disegni sono di: Emanuela Bussolati, Giusy Capizzi, Cristiana Cerretti, Sophie Fatus, Cristiano Lissoni, Giovanni Manna, Lilia Marcucci, Giulia Orecchia, Andrea Valente, Antonio Vincenti. Le voci narranti sono di Enrique Balbontin, Anna Bonel, Lella Costa, Laura Curino, Bano Ferrari, Pietro Formentini, Marina Massironi, Giovanni Storti, Dario Vergassola. Una bellissima raccolta di fiabe, favole e filastrocche sull’acqua che è anche un gesto concreto di solidarietà perché parte del ricavato servirà a finanziare progetti di accesso all’acqua della campagna Qualcuno non se la beve! e in particolare la costruzione di pozzi e infrastrutture idriche che ACRA realizza in Africa e America latina.

Avventure sull'acqua


Il Ponte della Maddalena sul fiume Serchio
Ma l'avventura più bella saranno le passeggiate sul fiume e sui torrenti di cui sono ricche la Piana Lucchese e la vicina Garfagnana: abbiamo cominciato con il fiume Serchio, (continueremo appena le condizioni del tempo ce lo permetteranno, promesso!) per scoprire sassi e natura, guardare la città da un'altra prospettiva, imparare quanto l'acqua possa dare e quanto possa togliere, in poco pochissimo tempo. Per questo dobbiamo averne cura, per questo è importante curarla e rispettarla, in ogni sua forma.

Teatro con l'acqua...?

Ho scoperto anche un testo per uno spettacolo teatrale scritto da Bruno Tognolini (uno degli autori che adoro!). Lo metto da parte e lo leggo, chissà che non ispiri nuove idee e giochi da fare insieme? ;)

Aggiornamenti

Riporto qui i vari spunti che trovo via via, perché quello dell'acqua è davvero un mondo incredibile, da imparare a conoscere meglio.

Seduti al bar del CircoloVizioso

Seduti al bar del CircoloVizioso
Ovvero: avete tempo per una birra? Il nostro bar è nato per conservare e ricordare i tanti "posticini del cuore" che ci hanno lasciato un'emozione. Per chi ha bisogno di trovare il suo, di posticino del cuore. Per evadere 10 minuti dalla routine quotidiana, per conoscere posti che magari non avete mai visto, per fermarsi a meditare su un'immagine, per bersi una birretta ghiacciata in compagnia degli amici... Tornate quando volete, il bar è sempre aperto!

argomenti viziosi

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Il Vizio di Leggere

Il Vizio di Leggere
Per non perdere il vizio, nonostante le mille cose da fare, per trovare il tempo da dedicare ad una buona lettura, per scoprire nuove emozioni e sensazioni, di quelle che solo un buon libro è capace di regalare a chi lo apre con passione e curiosità.

Il vizio di riflettere

Il vizio di riflettere
... il mio modo di Guardare e non solo Vedere ciò che ci circonda...