Le Pagine del CircoloVizioso

lunedì 29 febbraio 2016

La fase riflessiva

Dall'inizio dell'anno sono capitate cose terribili, pesanti, tanto che mi sono dovuta prendere una di quelle pause forzate dal web, anche se la voglia di tornarci ed essere più costante è sempre più forte, sempre di più.
Continuo a far riflessioni, a pensare, a osservare le cose quotidiane con occhi che vogliono vedere oltre. Continuo a chiedermi mille perché, continuo a cercare di capire cose che forse è meglio non capire, perché non hanno un senso, perché non c'è un perché a certi gesti. O meglio, c'è, e tu capisci quanto c'è, quel perché, nel momento in cui apri gli occhi e vedi davvero la cattiveria e la solitudine e la tristezza che circondano il mondo, soprattutto quello dei ragazzi, che dovrebbero solo ridere e essere felici e provare ad amare e invece.
Non riesco ad archiviare. 
Non riesco a far finta che non esistano le persone orribili. 
Non riesco a non provare tristezza ricordando gli occhi di una ragazza che ha subìto ogni giorno, in silenzio.

Raccolgo briciole di saggezza leggendo e cercando chi ha già capito quello che a me ancora sfugge. Quarant'anni passati e ancora sogno mondi dove il principio fondamentale sia il rispetto, dove tutti cerchino l'amore come primo obiettivo, senza trame alle spalle del prossimo.
Dio, quant'è brutto scoprirsi così cinici.
Continuo a leggere, meglio.

Sono appena passati i compleanni dei miei piccoli Meravigliosi, li ho osservati mentre scartavano regali, mentre si guardavano negli occhi soffiando sulle candeline, mentre ridevano sguaiati a bocca aperta, nel gesto più amato da una mamma. Da quelle risa al pianto il passo è così breve, e tu vorresti che non fosse mai.

martedì 23 febbraio 2016

#OperazioneUnPassoAllaVolta. Aggiornamento n.2 - L'inizio

Un'altra farfalla sul cammino, un'altro pensiero felice per cui essere grata
Questo è la storia dell'inizio. Come sempre nella mia vita, qualsiasi cosa mi accinga ad affrontare, parto da un libro: mi documento, mi interesso, cerco informazioni e le trovo - quelle davvero valide - sempre sui libri. La carta stampata mi ispira sempre sicurezza, è tangibile, è nero su bianco, è scritta.
Mi capita da sempre di trovare libri che mi chiamano, anche senza un apparente motivo: con questo è successo di nuovo. Avevo bisogno di un punto da dove partire per questa mia nuova sfida, quella del cammino, e sono arrivati 5 camminatori esperti che organizzano e raccontano un viaggio in un posto sconosciuto, un po' per gioco, molto per passione.

Ritorno a Nikolajevka

Che motivo doveva avere di attrarmi così un libro che parlava di un viaggio a piedi sulle orme degli alpini della Tridentina durante la drammatica ritirata delle truppe italiane in Russia nel '43? Non ho mai amato la storia negli anni della scuola ma ho recuperato quando ho smesso di andarci, e ho un ricordo molto vago di quello che ho studiato al riguardo. Non c'era nemmeno qualcuno dei miei antenati a giustificare questa 'chiamata': all'epoca erano già troppo vecchi per parteciparvi.

Tant'è, anche grazie a questo libro ho iniziato a camminare.

Del libro e delle emozioni che mi ha trasmesso parlo su Zebuk. Del cammino che ho iniziato a percorrere invece parlo qui: della cosa nata per caso - ma maturata da un bel po' di tempo -, delle tecniche che ancora non conosco, di quella mia vena un po' Forrest Gump che quando ha finito di correre da una parte continua a correre dall'altra.
Il cammino, la strada, l’esplorazione… nascono da un bisogno che va al di là della conoscenza, che non vuole limitarsi a sapere per curiosità o per necessità pratiche. Il bisogno è quello di immergersi in una realtà, di sentire che il proprio corpo si relaziona con essa, che si appassiona nei momenti più intensi e che reagisce nelle difficoltà.
Eccola, la farfalla che scopro questa volta! Immergersi nella realtà: mi guardo intorno, osservo il mondo e la vita che dall'auto non si riesce a percepire, ascolto rumori, annuso odori, sento il freddo pungente sulla pelle e il calore benefico del sole quando c'è. Basta davvero poco tempo, non occorre (non ancora?) diventare professionisti o atleti per godersi la vita e le piccole cose. Per godersi momenti unici, irritrovabili in altre situazioni.
Sì, lo so, lo sentiamo dire ovunque, sono cose trite e ritrite, scontate al massimo. Ma sono vere. E l'unico modo per comprenderlo davvero è quello di provarlo sulla propria pelle, di immergersi nella realtà con tutte le scarpe. 
Quelle più comode per camminare, s'intende.

venerdì 19 febbraio 2016

Alzarsi e partire

Alzarsi e partire
Ci sono giorni in cui hai bisogno di staccare la spina dopo solo un'ora di lavoro. Quella pratica proprio non la sopporti e ci giri intorno, leggi e rileggi lo stesso testo e non capisci cosa ci sia scritto, guardi i disegni e non riesci a vederli, sai che non ti interessa proprio (ma questo pensiero lo pensi e lo rimandi subito indietro: sei una professionista e il tuo cliente lo devi far sentire curato e coccolato!) e che non hai voglia, ora, di pensarci con tutta te stessa.

Lo interpreto come un segno e stacco la spina, apro la mia lista dei blog preferiti e trovo erbaviola e il suo Amor fati. Non perdete tempo, leggetevi questo post, perché a me in pochi minuti ha dato la spinta giusta per prendere quelle decisioni per cui da troppo tempo sto logorando fisico e anima. Magari può farlo anche con voi.
Amor fati: "È più profondamente l’amare incondizionatamente il proprio fato dopo essersi impegnati in scelte e percorsi personali, cercando la strada verso la verità, la propria personale e unica strada nel mondo. Una ricerca che può portare a momenti di caos, a momenti d’ombra, a periodi in cui tutto sembra essere sbagliato, specialmente se le decisioni passate e quello che abbiamo lasciato sembrano una perdita incolmabile."
Sto davvero rimettendo tutto in gioco, in questo periodo, tutta la mia vita: non i miei valori certo, ma tutto il resto sì. Ho molto combattuto per arrivare a certi traguardi, alcuni li ho raggiunti, altri no perché, in corsa, mi sono resa conto di quanto poco importasse quel "pezzo di carta" in mano ma non nel cuore. 
Nessun passo è inutile. Gli anni passati a studiare le sudate carte non sono stati anni persi, anche se il finale non è stato - non è ancora stato? lo sarà mai? - quello che tutti si aspettano.
Studiare, fare pratica professionale, impegnarsi in prima persona in certi progetti, tentare un certo tipo di ricerca, proporre un certo progetto e farlo con l'entusiasmo giusto per portarlo a termine facendo felice anche il cliente, mi è servito per diventare quella che sono, e realizzo che non ho bisogno che qualcuno (sulla cui cultura umana, tra l'altro, nutro forti dubbi) mi conceda un foglio di carta con qualche numero, qualche parola, qualche firma, per sapere cosa sono e dove sono. Gli ambienti accademici italiani purtroppo sono davvero quelli da cui fuggire, a quanto pare, sono davvero quelli che insabbiano e infangano e soffocano e avviliscono la vita e la passione vera delle persone. Ma questo post non vuole parlare di università, non voglio che paia una replica della storia della volpe e di quell'uva troppo acerba da cogliere.
Fare pace con il fatto che ci si è creati le condizioni per fare quello che stiamo facendo e vivere come stiamo vivendo è fondamentale per essere felici.
Le parole di Grazia, belle forti, serie, intelligenti e dritte al punto, mi arrivano mentre fingo di scrivere una relazione per sanare lo stato attuale di un edificio che non mi è mai piaciuto. Poco male, l'importante è che quella bruttezza assoluta sia in regola (ma lo dico col cuore: vorrei buttarlo giù a colpi di ariete tanto è inguardabile e invivibile).

Finisco di leggere il post e torno all'edificio, Ma intanto penso: sto iniziando a far pace con me stessa, per arrivare a questo è servito ogni mio passo, nel bene e nel male, per arrivare a questo è servito anche ZenBuk e il poter affrontare i problemi usando il mezzo a me più consono: la lettura. Anche questo passo non è stato inutile. Un altro tassello, nel mio personale puzzle della Vita.
Sto iniziando a far pace anche col fatto che "mi sono creata le condizioni per fare quello che sto facendo" e che sto continuando a crearmele, ogni giorno, con ogni mia azione e ogni mio pensiero, in un loop continuo, perché sono sempre più convinta che non si smetta mai di imparare e che non siamo fatti - almeno io - per fare una sola cosa nella vita. Si chiama multipotenzialità e me l'ha spiegata meglio la mia amica gattonero.

E sto iniziando a far pace anche con la parte di me che non voleva muoversi fisicamente: l'#OperazioneUnPassoAllaVolta procede e la primavera che sta arrivando promette bellezze da godersi, Un Passo Alla Volta.
Nessun passo è stato inutile, nemmeno questi. Forse soprattutto questi.

C'è ancora molto da dire? Sì, c'è da parlare di un libro che ho iniziato più di una volta ma che non sono mai riuscita a terminare (non era il suo momento, lo so):
"nel nomento in cui uno si impegna a fondo, anche la provvidenza allora si muove. Infinite cose accadono per aiutarlo, cose che altrimenti non sarebbero mai avvenute" [Goethe, Le affinità elettive]
Goethe mi aspetta, una volta ancora, per riprovare a spiegarmi la sua idea. Le sue affinità elettive sono quello che serve in questo momento, mi auguro: sono il pezzetto in più, la conferma che ogni passo non è stato inutile, dovunque abbia portato. 

Alzarsi e partire, dunque, ora. 
Impegnarsi a fondo e desiderare intensamente, compiere il proprio destino, che è quello che nel profondo desideriamo di più, con più forza.
Ho deciso: abbatterò quell'edificio, convincerò i proprietari che non lo meritano così brutto, che la loro vita vale molto di più!

venerdì 12 febbraio 2016

Scomparire e ritrovarsi

Snowflakes
Il tempo è come un fiocco di neve, 
scompare mentre cerchiamo di decidere cosa farne.
[Romano Battaglia, Il fiume della vita, 1992]

Questo libro farà sicuramente parte della mia sfida libresca di questo 2016. Non l'ho ancora trovato ma confido di poterlo fare, in un modo o nell'altro, anche perché Romano Battaglia l'ho sentito nominare un sacco di volte dal mio amato prof delle superiori, che era suo amico e lo citava spesso nelle sue lezioni un po' balbettanti. Noi ci ridevamo su ma in fondo ci piaceva, ci è sempre piaciuto quel prof così imbranato che sapeva farci entusiasmare per cose all'apparenza noiose.
Anch'io sono sparita per qualche tempo. Di nuovo.
Ho ancora perso tempo nel meditare e nell'incastrare nel giusto ordine tutte quelle parti di me che ogni tanto si staccano e svolazzano alla ricerca di libertà. Le mie farfalle.
Ho perso tempo e ne ho ritrovato quando ho scelto con cura e aggiunto cose a quei pacchetti, ho perso tempo e ne ho ritrovato quando ho scritto e composto i biglietti che accompagnavano quei pacchetti.
Momenti, perché non si può pretendere che siano molto più ampi di un momento, queste provvisorie sospensioni dalla vita quotidiana.
Nel frattempo c'è la Vita, coi suoi tempi stretti, con le decisioni da prendere sul filo del rasoio, con i rasoi che a volte tagliano parti sbagliate di certe persone, con i conti che non tornano, con la rabbia che ti viene per l'impotenza, e con le assenze che arrivano inaspettate. È Vita con la lettera maiuscola, e in questa Vita noi esseri (troppo) sognanti cerchiamo di far entrare anche i momenti fatti di niente, ancora più importanti proprio per questo.
Non c'è tempo per le scuse, chi sa lo sa.
È che questo scomparire e annullarsi e essere solo lettore, darsi solo all'ascolto, serve tanto. Serve a comprendere, serve a valutare, serve a ritrovarsi. Perché sì, è vero che non possiamo star fermi a decidere cosa fare di questo tempo, ma è anche vero che nel momento in cui lo stiamo pensando stiamo già facendone qualcosa.