Le Pagine del CircoloVizioso

giovedì 7 settembre 2017

L'Ozio e la riscoperta della Controra

Scorcio di una Controra Mediterranea, Ostuni

Sono le tre di un pomeriggio d’estate. Il sole è impietoso. L’ombra non esiste o forse è solo un’illusione ottica, dal momento che non provo alcun sollievo nemmeno a restare seduto sotto un ombrellone degli chalet a Mergellina.
A Napoli si chiama ‘controra’.
Il termine sta a indicare che si tratta di un’ora contraria, cioè di un’ora che dovrebbe essere vissuta come un’ora della notte: a letto e nel buio di una stanza. L’orario unico è stato inventato nei paesi senza sole.
(Luciano De Crescenzo, “Così parlò Bellavista”)

Per chi non conosce le usanze e il dialetto del Sud Italia, per chi - abituato all'attivissimo e un po' più tiepido Centro Nord - non si capacita della quasi impossibilità di bersi un caffè o di fare acquisti sul lungomare poco turistico di un qualsiasi paesino del Sud Italia, la Controra è un fatto del tutto sconosciuto.
Quando quest'estate ho chiamato gli amici che mi avevano anticipato di qualche giorno nella casa presa in prestito per le vacanze, li ho sentiti stupirsi del fatto che tutto - tutto! il bar, la farmacia, la cantina vinicola, l'azienda agricola per l'assaggio dei formaggi tipici - fosse chiuso e inaccessibile dal primo dopo pranzo fino alle 17 del pomeriggio. Solo allora mi sono ricordata di non averli avvertiti: la Controra!

"Le cicale che cantano in campagna, il silenzio assoluto, le strade deserte,
le tende con le stecche di plastica chiuse a murare le porte,
il sole a picco sulle testoline spaesate dei turisti...
"Non vi avevo avvertito: c'è la Controra!"

 
A volte per capire meglio certi concetti fondamentali è necessario provarli sul campo, sperimentarli in presa diretta. Da quel momento la vacanza dei miei amici ha preso tutto un altro ritmo: hanno mollato gli ormeggi, rilassato il cervello, si sono arresi, felici, all'idea che non dovessero far per forza qualcosa per riempire il tempo a loro disposizione. Hanno scoperto l'Ozio, quello sano. E si sono innamorati.

Da piccola, nelle mie estati bambine passate dalla nonna, in Puglia, quando ogni momento era buono per giocare, scoprire, inventare, la Controra e quel riposo quasi forzato erano una condanna che sopportavo in silenzio, arrampicandomi sugli alberi di fico con un fidato libro al seguito. Sognavo di essere come Cosimo Piovasco di Rondò e mi isolavo lassù, tra le cicale, le gazze, le formiche che della Controra se ne fregavano e continuavano a lavorare, imperterrite. Senza altri suoni, senza altra compagnia. Sola, in compagnia del silenzio e dei miei pensieri.

Ora la Controra mi sa affascinare con i pensieri che sa produrre, con l'inazione e l'ozio buono, con il riposo di chi non ha tempo altro. Ho imparato ad apprezzarne l'immobilità che sa costruire, la serenità, la (momentanea) pace interiore.
Poi è chiaro che la vita non è fatta solo di questo, è evidente che bisogna anche lavorare, e ci sono momenti anche per quello. Ma voi provate, se potete. Cercatevi un angolo solitario, ritagliatevi qualche minuto di Controra. Imparate l'Ozio sano. Poi tornate a raccontare.

2 commenti:

  1. Non conoscevo il termine Controra, ma adesso ho capito perfettamente! E mi ricordo di quando da turista del nord mi trovavo in orari improponibili per le viuzze dei paesi e rimanevo stupita che tutto era chiuso.....:)
    L'ozio sano...bellissimo! bisognerebbe imparare a farlo e goderselo a pieno come dici tu! a presto Ely

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    Risposte
    1. Vero? Io ci provo ma non è mica così facile... Magari a farlo insieme ci riusciamo, eh?! Bentornata, Ely!

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Grazie per aver lasciato un commento alle mie parole!
In questo modo nell'archivio dei vizi rimarrai anche tu, con le tue parole, col tuo pensiero, con la tua mente... e magari così verrò a trovarti anche io e chissà che non ne nasca una nuova amicizia...!!!
polepole