Scorcio di una Controra Mediterranea, Ostuni |
Sono le tre di un pomeriggio d’estate. Il sole è impietoso. L’ombra non esiste o forse è solo un’illusione ottica, dal momento che non provo alcun sollievo nemmeno a restare seduto sotto un ombrellone degli chalet a Mergellina.
A Napoli si chiama ‘controra’.
Il termine sta a indicare che si tratta di un’ora contraria, cioè di un’ora che dovrebbe essere vissuta come un’ora della notte: a letto e nel buio di una stanza. L’orario unico è stato inventato nei paesi senza sole.
(Luciano De Crescenzo, “Così parlò Bellavista”)
Per chi non conosce le usanze e il dialetto del Sud Italia, per chi - abituato all'attivissimo e un po' più tiepido Centro Nord - non si capacita della quasi impossibilità di bersi un caffè o di fare acquisti sul lungomare poco turistico di un qualsiasi paesino del Sud Italia, la Controra è un fatto del tutto sconosciuto.
Quando quest'estate ho chiamato gli amici che mi avevano anticipato di qualche giorno nella casa presa in prestito per le vacanze, li ho sentiti stupirsi del fatto che tutto - tutto! il bar, la farmacia, la cantina vinicola, l'azienda agricola per l'assaggio dei formaggi tipici - fosse chiuso e inaccessibile dal primo dopo pranzo fino alle 17 del pomeriggio. Solo allora mi sono ricordata di non averli avvertiti: la Controra!
"Le cicale che cantano in campagna, il silenzio assoluto, le strade deserte,
le tende con le stecche di plastica chiuse a murare le porte,
il sole a picco sulle testoline spaesate dei turisti...
"Non vi avevo avvertito: c'è la Controra!"
le tende con le stecche di plastica chiuse a murare le porte,
il sole a picco sulle testoline spaesate dei turisti...
"Non vi avevo avvertito: c'è la Controra!"
A volte per capire meglio certi concetti fondamentali è necessario provarli sul campo, sperimentarli in presa diretta. Da quel momento la vacanza dei miei amici ha preso tutto un altro ritmo: hanno mollato gli ormeggi, rilassato il cervello, si sono arresi, felici, all'idea che non dovessero far per forza qualcosa per riempire il tempo a loro disposizione. Hanno scoperto l'Ozio, quello sano. E si sono innamorati.
Da piccola, nelle mie estati bambine passate dalla nonna, in Puglia, quando ogni momento era buono per giocare, scoprire, inventare, la Controra e quel riposo quasi forzato erano una condanna che sopportavo in silenzio, arrampicandomi sugli alberi di fico con un fidato libro al seguito. Sognavo di essere come Cosimo Piovasco di Rondò e mi isolavo lassù, tra le cicale, le gazze, le formiche che della Controra se ne fregavano e continuavano a lavorare, imperterrite. Senza altri suoni, senza altra compagnia. Sola, in compagnia del silenzio e dei miei pensieri.
Ora la Controra mi sa affascinare con i pensieri che sa produrre, con l'inazione e l'ozio buono, con il riposo di chi non ha tempo altro. Ho imparato ad apprezzarne l'immobilità che sa costruire, la serenità, la (momentanea) pace interiore.
Poi è chiaro che la vita non è fatta solo di questo, è evidente che bisogna anche lavorare, e ci sono momenti anche per quello. Ma voi provate, se potete. Cercatevi un angolo solitario, ritagliatevi qualche minuto di Controra. Imparate l'Ozio sano. Poi tornate a raccontare.
Poi è chiaro che la vita non è fatta solo di questo, è evidente che bisogna anche lavorare, e ci sono momenti anche per quello. Ma voi provate, se potete. Cercatevi un angolo solitario, ritagliatevi qualche minuto di Controra. Imparate l'Ozio sano. Poi tornate a raccontare.