Appuntamento col Writing Tuesday da un'idea di silbietta |
Da quando aveva memoria di sé, quello era sempre stato il nome con cui tutti lo chiamavano.
Non certo da quando era nato, ma dal giorno in cui prese coscienza di essere comunque 'persona', 'essere umano'.
Di quello che era accaduto nella sua vita prima di quel giorno c'era poco da dire: in realtà non ricordava niente, o meglio, non voleva ricordare niente, dato che erano solo tristi notti fredde e giornate buie e senza cuore...
Poi quell'uomo lo prese con sé e gli donò una 'casa', se così si poteva chiamare quell'angolo di strada senza un tetto: ma era un posto riparato dal mondo, dove accoccolarsi e chiudersi nei suoi pensieri, con un cartone che riparava più o meno dal freddo dell'inverno e qualche latta x accendere un fuoco...
Questo era tutto quello che serviva per vivere?
No.
Era l'Uomo, erano i sui pensieri, erano i suoi "buongiorno" col sorriso ogni mattina e le sue storie di una vita da raccontare: quello era ciò che davvero contava.
Il rendersi conto di avere qualcuno che pensava a lui e con lui divideva la rosetta tiepida con la mortadella, quella regalata dalla signora del negozio di alimentari, tanto buona con loro...
Quello che davvero contava era sapere che qualcuno teneva a lui, e che anche lui aveva qualcuno a cui tenere.
E quando non era la rosetta dell'Uomo, era lui che riusciva a mettere insieme due soldi con le sue recite a memoria, ed era lui che regalava a tutti e due una bella cena a base di hamburger e birra... lui, ancora così giovane ma con tanto da dare.
Lui, che aveva una memoria di ferro e che conquistava i passanti con le mille voci ed i discorsi che sapeva fare. Che l'Uomo gli aveva insegnato a fare, con la sua testa.
Lui, che quando l'Uomo lo incontrò per la prima volta, conosceva solo 'sì' e 'no' e 'fame' e 'scappa'...
Per quello che l'Uomo aveva preso a chiamarlo Astruso: lui, tanto semplice, con nient'altro che un paio di pantaloni lisi e sporchi, con nessuna richiesta da fare se non quella di 'amore', che gli si leggeva negli occhi.
Lui, così ingenuo che si era fatto fregare la vita da chissà chi, e che ora si trovava in mezzo a una strada, con solo quattro parole e nient'altro in testa che quella voglia di calore umano.
Lui, così genuino che i suoi desideri glieli potevi leggere sulla pelle... Astruso. Quello era il nome giusto per lui, sì!
L'Uomo aveva sempre il sorriso sulle labbra, era allegro e pieno di vita, parlava di quel posto come se fosse davvero una 'casa' e sembrava non accorgersi che vivevano in mezzo alla strada, loro due: gli raccontava di una vita che non conosceva ancora, gli spiegava il significato delle cose e lo ascoltava sul serio, ora che aveva imparato a fare discorsi 'veri'... lo prendeva anche in giro, quando ricadeva nelle parole banali, quelle semplici che aveva imparato per prime:
"Astruso, non sono espressioni adatte a te, quelle! - lo interrompeva - "Usa bene la tua voce ed il tuo cervello, sono le cose che più ti distinguono da chiunque altro!"
E lui allora aveva imparato dagli oratori più famosi, aveva letto i libri che gli aveva prestato l'Uomo - ne custodiva un numero incredibile, nella loro 'casa'... - e di quelli si era imparato a memoria molti brani, che recitava nei parchi pubblici lì intorno, per guadagnarsi quel poco che serviva per mangiare...
Era l'ora di alzarsi, quella, di trovare il modo di guadagnare la giornata.
Astruso si mise in piedi e si lavò il viso nel catino che raccoglieva l'acqua piovana di quel piovoso inverno... l'Uomo si voltò e gli sorrise:
"Astruso, oggi leggiamo Lisia. E al diavolo le complicazioni!"Questo era quello che davvero contava... amore e semplicità!
...
Questo post partecipa ai Writing Tuesday di Silbietta.
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Che bella storia.... mi ha emozionato davvero tanto..
RispondiEliminapole...je l'adore <3
RispondiEliminabacio