Baobab, Zanzibar, 2006
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Questo post prende vita per caso, per un problema di blogger che non mi permetteva di commentare il bellissimo post di Barba... leggetelo perché ha del commovente, davvero!
Barbara, questo post mi ha commosso tanto (eh, gli ormoni...) e mi ha portato alla mente il racconto della mia, di nonne, che nel '44, con due figli piccoli e mia madre appena nata, si mise ad allattare anche il figlio della migliore amica, che lei non aveva latte... e intanto lavorava nei campi e 'comandava' gli uomini nella vigna, che mio nonno era in guerra da qualche parte...
Averla, quella forza, oggi... Sì, donna-albero, hai ragione: è un'immagine meravigliosa...
polepole
Quello qua sopra doveva essere il mio commento, ma blogger non ha permesso che lo lasciassi e così... è nato un post che è un po' un nuovo inizio e un po' un portare avanti un'esigenza nata 5 o 6 anni fa, quando - durante una bruttissima labirintite che non mi permetteva di far nient'altro che non fosse star seduta e ascoltare, ad occhi chiusi - ho chiesto ai miei di raccontarmi dei nonni e di tutti gli avi di cui si ricordavano, o di cui avevano sentito parlare... ne son saltati fuori tanti, tantissimi nomi di donna: donne forti, che portavano avanti la famiglia senza l'aiuto degli uomini, che erano in guerra oppure non c'erano più.
Ricostruire l'albero genealogico della propria famiglia può non essere così semplice: se si vuole fare un lavoro accurato ci sono testimonianze da raccogliere, registri da scartabellare, "stati delle anime" da ricercare, racconti da ricostruire... un lavoro davvero affascinante, soprattutto se la storia della propria famiglia si è intrecciata in maniera forte con la Storia del paese, tra guerre, trattati, Resistenza e tutto quello che può venirvi in mente.
Ma paga (e tanto) quello che se ne ottiene: la propria famiglia, le proprie origini, il racconto di quello che è stato prima di noi:
"Perché fossi nata, perché fossi vissuta, e chi o che cosa avesse plasmato il mosaico di persone che da un lontano giorno d'estate costituiva il mio Io." [Un cappello pieno di ciliege, Oriana Fallaci]
In questo periodo sto leggendo "Un cappello pieno di ciliege", il libro di Oriana Fallaci che raccoglie la storia della sua famiglia, a partire dal '700 circa: è affascinante leggere come la storia vera si mescoli alla fantasia (molto probabilmente avrà dovuto/voluto romanzare alcune parti della storia ma lo ha fatto in maniera molto credibile e appassionata), è incredibile come le note scritte su dei registri incartapecoriti si siano trasformati in vita vera, vissuta e raccontata.
La critica è altalenante, come sempre quando si tratta di Oriana Fallaci, ma quello che ho letto finora del libro mi ha convinto ancor più del fatto che era davvero una grande scrittrice, lei, libera e senza vincoli.
L'intento di questo post non è però la recensione del libro (quella la farò come sempre su Zebuk, prossimamente) bensì la decisione di portare avanti la ricerca sulla mia famiglia. Con i mezzi ed il tempo a mia disposizione, con le energie sottratte ad altro... una cosa è certa: l'avventura dell'Esistenza di tutti noi non può sparire ed essere dimenticata senza lasciare traccia. Le Donne Albero (ma anche gli uomini, suvvia!) di cui parla Barba nel suo post non possono essere lasciate sole ancora una volta.
E la volontà di diventare anch'io una donna albero, che dona i suoi frutti e protegge e accoglie e fa crescere e insegna e... è ancora più ferma.