martedì 18 novembre 2014

I 50 GIOCATTOLI CHE I BAMBINI VORREBBERO DAVVERO TROVARE SOTTO L'ALBERO

Mattina, troppo presto. Preparo la macchinetta del caffè con tanto amore e non accendo il gas. I sogni ancora non mollano, vorrebbero rimanessi lì con loro ancora un po', in quel cantuccio tra il letto e l'infinito. Silenzio in casa, solo una radiosveglia che accenna ad accendersi ma una grande mano la blocca prima che sia troppo tardi. Chiudo gli occhi e apro le finestre, il sole, finalmente.
Il caffè, mi son scordata il caffè. Accendo. Arriva il suo profumo dopo un attimo abbastanza lungo. Apro la posta (elettronica).
Questa scritta in caratteri urlati campeggia sulle altre. Giornata strana, di un sole che sembra illuminare da nord, giornata impossibilmente reale. Eppure tutto scorre come sempre, le mail arrivano, la radio canta, whatsapp funziona.
Rileggo il titolo urlato e abbasso gli occhi. Ripeto mentalmente l'ultimo post della mia amica, che ho imparato a memoria. Possibile che davvero sia tutto qui? Possibile che tutto sia ridotto al niente? Possibile che i bambini abbiano bisogno solo di questo? Possibile che gli adulti corrano all'impazzata verso il nulla?
Mi scappa di correre vigliaccamente a nascondermi nella mia casetta, dove quasi tutto, nonostante tutto, funziona ancora come credo debba essere: dove gli adulti giocano a shangai con i piccoli, progettano di costruire giochi in scatola per il calendario dell'avvento, credono che in fondo siamo tutti più buoni di quel che crediamo. Dove i bambini chiedono a Babbo Natale DUE REGALI SOLI 
e però ne voglio fare anch'io uno a lui, poverino.
Torno col pensiero al Non-Progetto di felicità che ho iniziato a tracciare: io ci credo davvero in quello che ho scritto, credo davvero che "la Vita si muove, cambia, non deve mai rimanere statica e uguale a se stessa". 
Cosa faccio oggi per il mio Non-Progetto? Qual è la regola numero due?
La fantasia. L'immaginazione. Le foglie che cadono dall'albero e volano via, lontane e altissime, facendo cento acrobazie, partendo per mille viaggi fantastici, trovando milioni di punti di vista diversi l'uno dall'altro.
Ma non è ancora finita: un sacco di posta mi aspetta, ancora. Tutto poco interessante, titoli urlati ai quattro venti, voci che urlano sempre più forte per garantirsi di essere ascoltate. Io che controcorrente abbasso la mia voce sempre di più.

C'è l'ultima cartella da guardare. La parola del giorno [Capitolare]. Leggo ma non l'accetto. Non accetto di capitolare oggi, non con questo sole che torna.

La grande mi aspetta al varco, col suo sorriso spettinato
Mamma, ci ho pensato e so cosa regalare a Babbo Natale!
Il piccolo arriva di soppiatto con la bambola della sorella
Mamma, pecché dice solo "mamma"? Io sono papà! Io non la voglio più!
Ripasso mentalmente l'ultimo libro letto, che aspetta solo di essere raccontato, e ricordo di quanto mi son resa conto di quella verità che non vogliamo guardare negli occhi quando ho letto delle infime capacità circonventive della pubblicità, di come tutto, soprattutto le immagini, siano studiate per farci capitolare. 
Noi grandi, dico.
Che capitoliamo davanti a queste parole urlate. Che non sappiamo come riempire vuoti che potrebbero star benissimo vuoti e piazziamo là coseoggettibastachestaibuonoeseifelicediaverecose.

Sai cosa?
Regola numero due: Meno oggetti Più affetti.

4 commenti:

  1. mio figlio è estasiato dalle lucine del centro commerciale.sono già lì tutte accese da 20 giorni.ma a parte quello, non lo sente più,non esiste più la magia,costantemente bombardati da troppe informazioni. io ho smesso di comprare cose usa e getta. la battaglia navale si fa con carta e penna, come tanti altri giochi. spero che quest'anno scriva senza errori di ortografia e che finalmente chieda qualcosa che vuole davvero.lui chiede i ciclamini per la mamma, il gioco per papà, la palla per il gatto. abbiamo davvero troppo rumore intorno, che finiamo per perdere di vista il vero punto...

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    1. Ciao Lorenza!
      Ecco, sì. Questo volevo dire. E a confermare che siamo in tante a pensarlo arriva anche Katia: http://milleideeinunatazza.blogspot.it/2014/11/il-natale-di-una-downshifter-ovvero.html

      Insomma, perché non creiamo un movimento? ;)

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  2. ...chissà se ci riuscirò anch'io, a dare a mia figlia l'unica cosa che conta: imparare a vedere l'Essenziale! E a desiderare quello, più di ogni altra cosa...

    RispondiElimina

Grazie per aver lasciato un commento alle mie parole!
In questo modo nell'archivio dei vizi rimarrai anche tu, con le tue parole, col tuo pensiero, con la tua mente... e magari così verrò a trovarti anche io e chissà che non ne nasca una nuova amicizia...!!!
polepole

Seduti al bar del CircoloVizioso

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