Un'altra farfalla sul cammino, un'altro pensiero felice per cui essere grata |
Questo è la storia dell'inizio. Come sempre nella mia vita, qualsiasi cosa mi accinga ad affrontare, parto da un libro: mi documento, mi interesso, cerco informazioni e le trovo - quelle davvero valide - sempre sui libri. La carta stampata mi ispira sempre sicurezza, è tangibile, è nero su bianco, è scritta.
Mi capita da sempre di trovare libri che mi chiamano, anche senza un apparente motivo: con questo è successo di nuovo. Avevo bisogno di un punto da dove partire per questa mia nuova sfida, quella del cammino, e sono arrivati 5 camminatori esperti che organizzano e raccontano un viaggio in un posto sconosciuto, un po' per gioco, molto per passione.
Mi capita da sempre di trovare libri che mi chiamano, anche senza un apparente motivo: con questo è successo di nuovo. Avevo bisogno di un punto da dove partire per questa mia nuova sfida, quella del cammino, e sono arrivati 5 camminatori esperti che organizzano e raccontano un viaggio in un posto sconosciuto, un po' per gioco, molto per passione.
Ritorno a Nikolajevka
Che motivo doveva avere di attrarmi così un libro che parlava di un viaggio a piedi sulle orme degli alpini della Tridentina durante la drammatica ritirata delle truppe italiane in Russia nel '43? Non ho mai amato la storia negli anni della scuola ma ho recuperato quando ho smesso di andarci, e ho un ricordo molto vago di quello che ho studiato al riguardo. Non c'era nemmeno qualcuno dei miei antenati a giustificare questa 'chiamata': all'epoca erano già troppo vecchi per parteciparvi.
Tant'è, anche grazie a questo libro ho iniziato a camminare.
Del libro e delle emozioni che mi ha trasmesso parlo su Zebuk. Del cammino che ho iniziato a percorrere invece parlo qui: della cosa nata per caso - ma maturata da un bel po' di tempo -, delle tecniche che ancora non conosco, di quella mia vena un po' Forrest Gump che quando ha finito di correre da una parte continua a correre dall'altra.
Il cammino, la strada, l’esplorazione… nascono da un bisogno che va al di là della conoscenza, che non vuole limitarsi a sapere per curiosità o per necessità pratiche. Il bisogno è quello di immergersi in una realtà, di sentire che il proprio corpo si relaziona con essa, che si appassiona nei momenti più intensi e che reagisce nelle difficoltà.Eccola, la farfalla che scopro questa volta! Immergersi nella realtà: mi guardo intorno, osservo il mondo e la vita che dall'auto non si riesce a percepire, ascolto rumori, annuso odori, sento il freddo pungente sulla pelle e il calore benefico del sole quando c'è. Basta davvero poco tempo, non occorre (non ancora?) diventare professionisti o atleti per godersi la vita e le piccole cose. Per godersi momenti unici, irritrovabili in altre situazioni.
Sì, lo so, lo sentiamo dire ovunque, sono cose trite e ritrite, scontate al massimo. Ma sono vere. E l'unico modo per comprenderlo davvero è quello di provarlo sulla propria pelle, di immergersi nella realtà con tutte le scarpe.
Quelle più comode per camminare, s'intende.
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polepole