Ancora sabbia, tra le dita dei piedi... |
«Un dieci minuti di lettura veloce delle mail,
giusto per staccare dalla routine e pensare un po' ai fatti miei.»
giusto per staccare dalla routine e pensare un po' ai fatti miei.»
Leggo:
- Saper scegliere ciò che è vero
- Prendi le decisioni giuste per il tuo futuro!
- In Cammino, in ogni senso
Gli oggetti delle mail di stamani hanno il sapore di un incontro con una veggente.
Oppure con l'analista.
Ho le visioni o i miei occhi vedono solo ciò che vogliono vedere e che cercano da un bel po' di tempo? (troppo?)
Settembre è stato un mese di disequilibrio totale, dopo un periodo estivo, vacanza compresa, che invece mi ha saputo portare una serenità che da tempo non avevo.
Una settimana su una spiaggia, scalza, con l'auto parcheggiata e dimenticata a 600 m di distanza. Poca connessione con la rete ma tanta, tantissima, con me stessa.
Uno dovrebbe farlo almeno due volte l'anno, di scordarsi del dovere, di pensare solo a stare bene con sé. Da soli, specialmente.
Della settimana parlerò e racconterò, ci vuole tempo a digerire i pensieri e le emozioni quando sono così potenti.
Di questo rientro tutto sommato divertente, scombussolato e un po' troppo in bilico ho bisogno di scrivere subito, per mettere chiarezza nel futuro prossimo venturo e ritrovare l'equilibrio perduto. O forse no.
Non avrei voluto tornare sulla terraferma, la mia isolachenoncè aveva ancora tanto da darmi. E infatti sono tornata di malavoglia, con ancora la sabbia tra le dita dei piedi e nei capelli, e il bisogno di ripartire appena possibile, zaino pronto, senza bisogno reale di una meta ma solo di viaggiare e aprire gli occhi e farsi domande.
E infatti siamo ripartiti, ogni settimana, per mete diverse tra loro, piccole piccole o più pretenziose. Fino all'inizio della scuola non ci siamo dati tregua. Ho avuto modo di pensare in silenzio, guardare orizzonti, riempirmi di sapori e poesia, di profumi, di incanti. Ho scoperto vigneti sconfinati, piccolissimi cimiteri aridi e zeppi di croci di ferro, senza l'ombra di un fiore né di un visitatore, scogliere scavate dal vento e dal sale. Spiagge in cui non si vedeva più la sabbia ma solo teli colorati, città deserte, campagne affollate, piazze solitarie.
Quest'altalena ha portato con sé il ritorno di una certa vertigine, che fisicamente mi aveva accompagnato qualche anno fa, con la labirintite. Quello che è rimasto, oggi, è un certo senso di disequilibrio, di quel camminare su un filo, con la possibilità di cadere ad ogni passo ma con la certezza che l'unica strada da percorrere sia proprio quella.
O forse la sensazione è proprio quella che provi quando sei su una nave e il mare è un po' mosso, quando senti quel galleggiare che ti agita lo stomaco, che non è ancora nausea ma ci si avvicina. Però un po' ti piace, lo ammetti.
Ti piace perché la "senti", perché ti riporta al qui e ora, ti permette di chiederti come stai, e di risponderti, in quel preciso momento.
In questo 2018 che ho dedicato alla Bussola, alla missione del ritrovare la mia destinazione, c'è voluto anche questo disequilibrio, questo "sentirsi" e ascoltarsi molto più di prima.
Il tetris degli incastri quotidiani è ricominciato con l'inizio della scuola, col PiccoloChe che non vedeva l'ora e che non ha fatto alcuna fatica a cominciare un nuovo percorso, con la PM e il suo cambiamento stravolgimento di modi e di idee...
Ora il disequilibrio sarà un dono in più da saper apprezzare, ma dovrà fare i conti con la seppur minima programmazione che dovrò darmi, con gli impegni già presi e con quelli che vorrei prendermi. Aiuta, il bullet journal, ma ancora non fa miracoli e tendo ad accumulare certe cose, quelle che proprio non vorrei fare.
Aggiusto, passo passo, il tiro.
La strada è fatta di tanti centimetri, ne verrò a capo.
Intanto là fuori cè la Vita, che succede mentre tu fai altri progetti (cit.)
Non perdere l'attimo,
Ho ancora tante cose da recuperare.
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polepole