Mai stata meglio in vita mia.
Mai stata più confusa di così in vita mia.
(Justine - lefunkymamas)
Mai stata più confusa di così in vita mia.
(Justine - lefunkymamas)
'mmazza che voglia di raccontarmi che mi ha scatenato Justine con questo suo post! Tutta la notte che ci penso, tutta la notte che ragiono, che cerco risposte, che mi faccio domande. Ancora.
Se guardo indietro e leggo i miei ultimi post mi rendo conto che me ne sono già accorta da un po' che è arrivato il periodo delle riflessioni, che è arrivato da un bel po', e che questo blog si è trasformato, da diarietto giocoso e vizioso a quaderno di appunti e diario di meditazioni strastrastranoiose per chi non prova e non si sente, in questo momento, proprio come me. Eppure non posso - e non voglio - farne a meno.
Se guardo indietro e leggo i miei ultimi post mi rendo conto che me ne sono già accorta da un po' che è arrivato il periodo delle riflessioni, che è arrivato da un bel po', e che questo blog si è trasformato, da diarietto giocoso e vizioso a quaderno di appunti e diario di meditazioni strastrastranoiose per chi non prova e non si sente, in questo momento, proprio come me. Eppure non posso - e non voglio - farne a meno.
Non è con questo blog che - fortunatamente - devo cercare di portare a casa la pagnotta, il lavoro comprende tutt'altro e resta un capitolo a parte. E comunque, anche se fosse, non saprei essere diversa da quella che sono, quindi le mie paturnie dovreste sorbirvele in tutti i casi. Solo, sarei più cauta, forse.
Insomma: posso allentare la corda quando voglio, posso scrivere logorroicamente ogni giorno, posso giocare e viziarmi come voglio. Se vi siete stancati di leggere fermatevi pure qui, dunque.
Torniamo a Justine e ai suoi (quasi) 40 anni. Il mio commento al suo post, uscito di getto a una velocità incredibile per i miei tempi bradipi, è stato questo:
Non sono l'unica a sentirmi come te, ne sono certa.
Dopo averti letto, averci pensato tutta la notte, aver cercato modi per raccontarmi, questa è una resa. Il tempo degli incastri, la fatica e le cadute (fortunatamente, ma solo fortunatamente, senza danni gravi, tranne qualche ammaccatura al cuore soprattutto), la ricerca di semplificare e ridurre le ansie e l'ammissione di non essere (di non saper essere? di non voler essere?) un caterpillar.
Tutto coincide.
Posso ammettere che passati i 40 questa ricerca non si ferma, anzi. Guardi sempre più dentro di te, osservando il resto del mondo, facendo confronti che siano critici e costruttivi. E impari a viverla diversamente, sì. Ti alleggerisci. Le cerchi proprio le cose leggere, non tanto quelle frivole (o magari sì, ma non è il mio caso) ma proprio quelle che riducono il tuo peso specifico.
E ti rendi conto che non esistono i fallimenti, è solo Crescita.
"Si cambia" - dissi una volta a un tizio.
"Si cresce" - mi rispose lui.
Aveva ragione.
Mammamia, che ciclone di sentimenti mi ha scatenato questo tuo post. Grazie, di cuore!"
Il problema che si pone Justine è quello che mi pongo anche io da un po': quello di un lavoro che deve far guadagnare la pagnotta. Una dipendenza economica che purtroppo, vivendo nel mondo reale, ci tocca. Pur sapendo risparmiare, pur avendo imparato a non sprecare, a riutilizzare, a far di necessità virtù, i soldi - potenzialmente sicuri - servono. Brutto dirlo ma è così.
E siamo qui, allora, a cercare di darsi delle risposte, provare a analizzare la propria disponibilità a soffrire ancora d'ansia, a fare salti nel vuoto preceduti da fatiche indicibili e notti insonni e lavoro che potrebbe essere sprecato.
Ne vale la pena?
Io credo che la pena valga sempre.
Io credo che la pena valga sempre.
Credo - sono ancora convinta - che la fatica porti i suoi frutti. Tutto sta nel valutare e mettere sulla bilancia (perché tocca, la bilancia, tocca: è il metro di giudizio migliore, sempre. Crudele a volte, ma migliore) la sofferenza da una parte, i vantaggi dall'altra.
Si impara dai propri errori, me lo ripeto costantemente. Si impara dagli scivoloni. Si impara - se non altro - a non mettere più il piede in fallo, a essere più cauti, a valutare di più. Si impara a vivere gli inciampi con più leggerezza, con la consapevolezza che è possibile sbagliare.
Ma se si continua a credere in quello che si fa e che si è, si migliora sempre. E i risultati arrivano. Certo, bisogna avere anche una buona dose di fortuna, quello sì. E su quella non abbiamo potere decisionale. Quindi.
La cosa fondamentale però è crederci.
Fortissimamente.
Andare avanti, qualsiasi sia la scelta fatta. Nonostante la confusione.
Fortissimamente.
Andare avanti, qualsiasi sia la scelta fatta. Nonostante la confusione.
Liberi di fare la propria scelta, liberi di essere chi si è, di non costringersi a vivere sotto costrizione continua. Liberi di essere confusi, anche. Oppure di crederci ciecamente, pronti a cadere ancora una volta.
In questi giorni mia figlia (4^ elementare) ha ricevuto e portato a termine un compito interessante e stimolante: scrivere un testo ispirato ad alcune frasi dette da una serie di atleti che hanno ottenuto grandi risultati nel loro sport.
Mi ha fatto una soddisfazione leggere quello che ha scritto (giuro, non ci ho messo becco, ho solo suggerito di aggiungere una virgola a un certo punto! 😇) a conclusione del tema:
Perché se credi in quello che fai tutto si realizza
Beh, ha ragione anche lei. Sono felice che abbia questa estrema fiducia nelle sue possibilità. Verranno le cadute, ci saranno sicuramente i capitomboli e le ginocchia sbucciate, ne soffrirà e ne soffrirò anche io con lei.
Ma quello di cui sono più sicura - ora, dopo 4 anni di domande, di dubbi, di pensieri confusi più che in ogni altro tempo della mia vita, adolescenza compresa - è che questa strada è quella giusta. Che questi 40 e più - rimpianti e rimorsi compresi - li sto vivendo nella maniera più vera: a modo mio.
E magari oggi, subito dopo aver scritto queste parole, prenderò una decisione diversa, sceglierò un'altra direzione, ma sarà comunque la strada che ho scelto di seguire. Quella in cui credo.
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polepole